Immersa nelle terre del Montana si stende la tenuta dei Dutton, un maestoso ranch di proprietà familiare, tramandato di generazione in generazione e controllato da John Dutton. Allevatore, cowboy convinto e vedovo, Dutton ha cresciuto da solo quattro figli fin dall’età adolescenziale, tramandando loro le tradizioni familiari e il profondo legame con il ranch.
Refrattario al progresso, John Dutton (Kevin Costner) è minacciato su più fronti, ma si oppone con convinzione agli attacchi di chi mina la stabilità e il buon rendimento del ranch stesso. Da un lato gli indiani nativi d’America della immaginaria Broken Rock, motivati dal carismatico presidente Thomas Rainwater a riprendere possesso delle terre ingiustamente espropriate ai loro antenati proprio dai coloni. Dall’altro le mire espansionistiche di uomini facoltosi, proprietari di lussuosi campi da golf, che vedono nelle immense praterie del Montana terreni fertili dove fondare lussuosi residence. Alle forze nemiche esterne si aggiungono le continue tensioni tra i quattro figli: Lee, leale e devoto, segue le orme del padre, ma non ha il carisma né la leadership per prendere le redini del ranch; Jamie, avvocato insicuro, è chiamato a risolvere le controversie legali della famiglia, ma agli occhi di John è il meno affidabile; il ribelle Kayce, ex soldato dal grilletto facile, ha volutamente lasciato quel mondo per sposare l’indiana Monica e trasferirsi con lei e il figlio Tate nella riserva confinante; Beth, dura e spregiudicata, tiene a bada dirigenti e finanziatori, con metodi spesso molto discutibili. Chiudono il cerchio i cowboy, ex detenuti in cerca di seconde opportunità. Invitati a sposare la filosofia di vita della famiglia Dutton, sono marchiati a fuoco con una Y sul petto, segno di appartenenza alla causa, convivono in un dormitorio e sono scelti e controllati da Rip, fedele servitore di John, risolutore delle più scomode situazioni, depositario dei segreti più oscuri della famiglia e occasionale partner di Beth. Creata e diretta da Taylor Sheridan, Yellowstone è un western moderno e avvincente nel quale il dramma si mixa agli intrighi di potere di una famiglia dove ogni personaggio è spesso chiamato a prendere decisioni moralmente discutibili e a macchiarsi di crimini violenti.
Yellowstone è la storia di un territorio, di un’identità e di una famiglia che cerca in tutti i modi di preservare l’integrità di un luogo e i suoi interessi personali. Ma è anche la storia di un’infinita serie di conflitti: quelli che affondano le radici nel passato, nelle storiche tensioni tra cowboy e indiani; quelli connessi al futuro, in opposizione a una modernità sempre più invadente e quelli di un presente dove alla minaccia esterna si aggiungono i profondi risentimenti interni ai componenti della famiglia stessa.
Nella prima stagione della serie, tutta la narrazione vira intorno alla Yellowstone e alla carismatica figura di John Dutton, un uomo dalle mille sfaccettature e dalla personalità complessa. John è un cowboy dei giorni nostri, legato alla tradizione familiare e votato a uno stile di vita puro dove non c’è spazio per il progresso. Ma è anche un padre, in cerca di un erede, che ha educato quattro figli con estrema rigidità, invitandoli a far propria la filosofia di vita del ranch e indirizzandoli verso percorsi professionali ben precisi. Minacciato su più fronti, Dutton sfrutta la sua posizione di commissario, il potere personale, le relazioni con i politici e le competenze dei suoi figli per contrastare l’indiano Thomas Rainwater e l’imprenditore Dan Jenkins con ogni mezzo. Proprio come John Dutton, questi due agiscono in funzione di una personale filosofia di vita, cercando di imporre la propria visione del mondo sugli altri. Se John rappresenta la tradizione, Rainwater è sinonimo di vendetta, mentre Jenkins aspira al profitto. Ciascuno di loro persegue l’obiettivo, mentendo, imbrogliando e incamminandosi lungo una spirale dove ogni azione violenta genera una reazione ancora più violenta.
Autoaffermazione e distruzione dell’altro
La personale autoaffermazione di ciascuna identità è strettamente correlata alla negazione e alla distruzione dell’altro con l’aggravante che nel caso di Dutton ogni decisione genera delle conseguenze ancora più drammatiche che si abbattono soprattutto sui suoi figli. L’universo che John Dutton cerca in tutti i modi di difendere è difatti profondamente lacerato dall’interno, dalle ferite personali, dai rancori e dai conflitti irrisolti dei suoi figli, tutti alle prese con i demoni del passato e con quelli del presente. Dietro l’ossessiva ricerca di consenso da parte di questo padre anaffettivo, ciascuno di loro cela il desiderio di essere amato e accettato. Un desiderio evidente in Jamie, segnato dalla freddezza di John, che non sembra amarlo come gli altri, e dal rapporto conflittuale con la sorella che non perde occasione per ferirlo; in Kayce, combattuto tra il senso di responsabilità nei confronti del padre e il desiderio di una vita normale insieme alla moglie Monica e al figlio Tate; in Beth, la cui sofferenza viene soffocata attraverso l’alcol, il sesso, la dedizione al lavoro e l’atteggiamento sfrontato con il quale sfida gli uomini di potere, una corazza difensiva che viene meno solo quando è insieme a Rip, l’unico ad amarla sinceramente. Ciascun personaggio vive in funzione e in simbiosi di John e della sua missione al punto da rendersi protagonista di azioni raccapriccianti. Ne viene fuori uno scenario decisamente tragico, alimentato da personaggi pieni di contraddizioni, in cerca di una via di uscita da un ranch che più che un luogo accogliente e familiare si presenta spesso come una prigione. In questo universo tanto drammatico, la sola fonte di speranza ha il volto di Monica, la moglie di Kayce, e del piccolo Tate, l’unico a conservare uno sguardo genuino in un universo fin troppo spietato.
Marianna Ninni
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