CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Prima miniserie originale DisneyPlus ispirata al mondo Marvel, WandaVision si presenta a prima vista come un prodotto destinato al pubblico familiare, in particolare ai più piccoli, fan dei celebri personaggi Avengers. Il titolo nasce dalla combinazione dei nomi di Wanda e Visione, due supereroi ben noti agli amanti della saga: Wanda Maximoff, personalità ai confini della stregoneria (conosciuta anche come Scarlet Witch) e Visione, creatura costruita in laboratorio, androide il cui compito principale era conservare una delle “gemme dell’infinito”, responsabili di mantenere l’ordine nell’Universo.
WandaVision si apre con la coppia, fresca di matrimonio, che si trova a vivere a WestView, tranquilla cittadina del New Jersey, in un primo episodio in bianco e nero girato come una sit-com ambientata negli anni ’50. Ma puntata dopo puntata emergono dettagli spiazzanti, e ben presto si intuisce come il vero tema della serie non sia affatto la vita di due supereroi che cercano di passare inosservati, ma che si ritrovano a risolvere i problemi piccoli o grandi della loro comunità, con aspetti narrativi prevalentemente umoristici. WandaVision vira rapidamente in una direzione del tutto imprevista, che disorienta lo spettatore a ogni nuovo episodio: e proprio qui sta il suo principale interesse, ma anche l’aspetto che la rende non particolarmente adatta al pubblico dei più piccoli. Saranno gli adolescenti ad apprezzarla maggiormente, mentre agli adulti offrirà un intrattenimento ad alto impatto visivo, difficile da catalogare in un genere specifico.
Le vicende narrate in WandaVision, ideata da Jac Schaeffer e interpretata da Paul Bettany ed Elizabeth Olsen, si collocano dopo quelle di “Avengers Endgame”, ultimo film del MCU, Marvel Cinematic Universe, che si articola intorno alle vicende dei personaggi dei fumetti Marvel. Si tratta di un vero e proprio universo “transmediale”, che oltre alle produzioni cinematografiche si estende a serie tv, contenuti online, pubblicazioni, fumetti. Le storie dei protagonisti si snodano così fra media diversi, mantenendo tuttavia una coerenza e un rigoroso ordine temporale.
Proprio grazie a questa certezza fin dall’inizio della serie di DisneyPlus abbiamo ben chiaro come la situazione sia soltanto all’apparenza tranquilla: sappiamo infatti che Visione, marito di Wanda, in realtà è morto, ucciso da Thanos nel film Avengers. Infinity War. L’ostentata felicità dei due sposini risulta così fin dalle prime immagini piuttosto inspiegabile. Il mondo troppo perfetto in cui si ritrovano a vivere ben presto rivela aspetti inquietanti. E il significato del titolo acquista una sfumatura diversa, dove il termine Visione non è più soltanto riferito al nome del protagonista. WandaVision, nei suoi nove episodi, offre allo spettatore un’esperienza visiva inedita, che parte con i toni bonari e rassicuranti di una classica commedia tv in bianco e nero per passare poi allo stile della tv anni ’60 riprodotta con assoluta precisione e cura di ogni dettaglio (risate del pubblico comprese) e continuare poi con l’avvento del colore, in una commistione di generi e situazioni esilaranti, come la gravidanza gemellare fulminea di Wanda nel terzo episodio.
E’ a metà della serie, quando alle rassicuranti ambientazioni del passato si sostituisce uno stile contemporaneo e di forte impatto, che emergono i primi sconcertanti sospetti su quanto stia davvero succedendo. Con l’arrivo in scena degli agenti dell’ultra-tecnologica agenzia federale Sword, in particolare di Monica Rambeau, e dell’astrofisica Darcy Lewis, cominciano ad affiorare i primi elementi di chiarezza. Da lì in poi WandaVision abbandona il registro comico-surreale per connotarsi di elementi drammatici e condurre lo spettatore a una riflessione sul senso del lutto, sulla fecondità del dolore e sulla tentazione di costruirsi un mondo su misura per superare le delusioni della vita. “Che cos’è il dolore se non l’amore che continua?”, chiede Visione a Wanda in uno dei colloqui più intensi della serie. Il tutto con un’attenzione agli elementi visivi piuttosto inusuale in una serie, che propone WandaVision anche come una riflessione sul ruolo dell’immagine, in un esperimento di “metatelevisione” decisamente innovativo.
Stefania Garassini
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