CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Lorelai, madre single di 32 anni, è brillante, spigliata, dotata di un gran senso dell’umorismo e gestisce l’Independence Inn, coltivando il sogno di aprire un hotel tutto suo insieme all’amica Sookie. Rory, 16 anni, è sua figlia. Bella e intelligente, ama studiare, discute con sicurezza di ogni tematica, divora i classici della letteratura, guarda vecchi film e serie televisive e vuole diventare giornalista. Sono loro le “Gilmore Girls” – questo il titolo originale – protagoniste della serie ideata da Amy Sherman Palladino e composta da sette stagioni e cui si sono aggiunti nel 2016 quattro nuovi episodi della durata di 90 minuti, commissionati da Netflix e nati sotto la stella dell’effetto nostalgia, che sta riportando alla ribalta diverse serie tv di fine anni ‘90. Un’aggiunta che non è stata purtroppo all’altezza del resto della serie, risultando nel complesso banale e a tratti forzata soprattutto riguardo all’evoluzione del personaggio di Rory.
Ideato come prodotto family friendly, Una mamma per amica si sviluppa intorno al legame di amicizia e complicità di Lorelai e Rory, una madre e una figlia unite da un rapporto insolito e dalla voglia di condividere esperienze ed emozioni quotidiane.
Ambientata nella immaginaria cittadina di Stars Hollow, punto nevralgico dove iniziano e si risolvono le principali linee narrative delle storie, la serie è popolata da personaggi ben caratterizzati e sopra le righe: il risoluto Luke, proprietario del diner frequentato dalle ragazze, gli aristocratici Emily e Richard, genitori di Lorelai, la dolce Sookie, la complessa Paris, competitiva nemica-amica di Rory, l’amica di infanzia Lane, il bizzarro Kirk, lo scorbutico Taylor. Tutti fanno parte di una comunità eccentrica dove gli elementi di disturbo, quasi sempre provenienti dall’esterno (l’arrivo di Jess, nipote di Luke, il ritorno di Christopher, immaturo padre di Rory), sono affrontati con armonia e tutti partecipano attivamente alle scelte di vita delle due protagoniste, sviluppando, al tempo stesso, una propria personale evoluzione. Lavorando su un meccanismo di analogia e contrasto tra personaggi e situazioni, Una mamma per amica affronta le problematiche tipiche del teen drama con ironia e leggerezza, dando vita a un prodotto in grado di favorire l’incontro e il confronto tra le diverse generazioni.
Nel corso delle sette stagioni della serie, e nel successivo revival, gli episodi si sviluppano intorno a due precise linee orizzontali. Da un lato quella sentimentale, con Rory alle prese con le delusioni e le relazioni con tre diversi fidanzati -Dean, Jess e Logan- che faranno parte della sua vita fino all’ultimo, inatteso colpo di scena conclusivo; e Lorelai in cerca di una relazione seria dalla quale tuttavia sfugge in continuazione per il timore di impegnarsi. Dall’altro quella accademico-professionale con le due protagoniste totalmente assorbite dalle rispettive ambizioni. Non mancano le storie di puntata spesso articolate intorno agli spassosi eventi organizzati a Stars Hollow, cittadina dal forte senso comunitario.
Il primo punto di forza della serie sono proprio i personaggi. Rory è un’adolescente fuori dal comune e in antitesi rispetto allo stereotipo classico della “teenager” disinibita. Anche Lorelai sfugge all’etichetta del genere “madre single” e viene presentata come una donna responsabile e sicura, capace di qualsiasi sacrificio, persino tornare a bussare alla porta dei ricchi genitori con i quali aveva chiuso qualsiasi legame, pur di garantire alla figlia la migliore istruzione possibile. A completare il quadro ci sono Christopher, Luke, Sookie, Paris, Lane, Jess, Logan… tutti coinvolti, direttamente o indirettamente, dalle principali tematiche del genere: lo studio e la competizione, le relazioni sentimentali, i conflitti generazionali, le delusioni, la fatica di crescere, la paura del cambiamento e il timore del fallimento.
La struttura del racconto permette di mettere a confronto anche le diverse tipologie di relazione madre-figlia: là dove Rory e Lorelai sono unite da un legame di amicizia fondato sulla reciproca fiducia, Paris fa i conti con genitori assenti o anaffettivi, mentre Lane deve accettare i rigidi metodi educativi della Signora Kim, tanto da mentire e tenere nascoste le sue passioni. Persino il rapporto conflittuale tra Emily e Lorelai contribuisce a chiarire quanto sia complesso lo scenario tra genitori e figli. E per quanto apparentemente perfetta, anche la relazione tra le protagoniste, nel corso delle stagioni, attraverserà alcune fasi di aperto conflitto. Mentre in tanta televisione di genere gli adulti sono sprovvisti di qualsiasi valenza educativa e indeboliti nel loro ruolo genitoriale, qui, sebbene non perfetti, sono presenti e si rivelano in quelle che sono le loro più umane fragilità.
Il secondo punto di forza è una narrazione sorretta da una sceneggiatura di gran livello. La serie, nonostante alcuni aspetti che l’avvicinano alla soap opera, affronta le tematiche adolescenziali, anche quelle più delicate, con uno sguardo sincero e senza mai scivolare nell’eccessivo moralismo, rendendo personaggi amabili e situazioni credibili. I dialoghi, spassosi e brillanti, sono accurati e aderiscono perfettamente ai caratteri dei diversi protagonisti. Le conversazioni tra Lorelai e Rory lasciano emergere il punto di vista delle protagoniste e contribuiscono a divertire lo spettatore, stregato dai numerosi riferimenti musicali, televisivi, culturali e cinematografici che fanno di questa serie un prodotto non solo positivo ma decisamente pop. Merito anche della colonna sonora, a cominciare da “Where You Lead”, sigla di Carole King che chiarisce fin da subito il senso profondo e complesso del legame madre-figlia.
Marianna Ninni