CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Trovate la recensione della stagione precedente qui.
Nei due anni di tempo trascorsi dal suo ricovero nel dipartimento di neuropsichiatria della clinica San Francesco, Daniele ha fatto enormi passi avanti: ha ripreso a studiare per diventare infermiere, sta per iniziare un tirocinio nella clinica dove lui stesso era stato ricoverato e curato, ma soprattutto ha scoperto la gioia di essere padre con la nascita di Maria, nata dalla sua relazione con Nina. È proprio quest’ultima, però, a turbare il suo animo quando gli intenta una battaglia legale contro, accusandolo di essere un ragazzo instabile e irascibile, oltre che un padre assente, incapace di provvedere al sostentamento della figlia. Al terrore di perdere Maria si aggiungono numerose altre difficoltà. Daniele deve solidificare il legame di fiducia con i suoi familiari, sia con i genitori, spesso sospettosi, sia con il fratello e la sorella, amorevoli nel sostenerlo, anche nella battaglia legale contro Nina, sebbene non sempre nel modo più corretto; deve mediare tra nuovi e vecchi amori e complesse amicizie, come quella consolidata con Gianluca; deve arginare l’aggressività di alcuni pazienti della clinica, tra cui l’ex promessa del calcio algerino Rashid e l’ex cantante trans Matilde, scaltri nel far leva sulle sue debolezze al punto da esasperarlo, inducendolo a commettere continui passi falsi. Soprattutto, deve dimostrare, nel poco tempo a sua disposizione, di essere pronto, per amore di sua figlia, a prendere in mano la sua vita e farne un capolavoro.
Attraverso cinque nuovi episodi, Francesco Bruni e Daniele Mencarelli, tornano a indagare la malattia, il disagio esistenziale, il senso di solitudine e il dolore, con una dolcezza e una delicatezza che toccano il cuore, regalandoci un racconto commovente e senza mai scivolare nel facile pietismo.
Non era semplice trovare un’inedita chiave di lettura per parlare di depressione, solitudine e disagio esistenziale senza rischiare di replicarsi, ma regista e sceneggiatore sono bravi nel dare vita a un capitolo credibile che, seppur nella sua semplicità, riesce a preservare quella capacità di emozionare attraverso tematiche universali come amore, senso di solidarietà e speranza. Se nei primi sette episodi della prima stagione, Daniele è al centro di un percorso di caduta e risalita, qui il cuore pulsante della narrazione batte per il concetto di crescita e rinascita, un percorso di maturazione che coinvolge diversi personaggi. A cominciare proprio dal protagonista, che diventa un po’ centro e motore dell’intera stagione. Sebbene ancora in conflitto con le zone di luce e ombra della sua mente, alle prese con quel senso di inadeguatezza che lo fanno sentire una nullità, anche nel suo ruolo di padre, in questa seconda stagione di Tutto chiede salvezza, Daniele si gioca in un’esperienza formativa che impone un’assunzione di grande maturità.
Dopo aver compreso cosa vuol dire affidarsi all’altro, riscoprendo nella condivisione di un’esperienza dolorosa con Mario, Madonnina, Gianluca, Giorgio e Nina il valore dell’amore vero, questa volta è proprio lui quello pronto a donarsi completamente, ricercando nei suoi pazienti profonde tracce di umanità. Una sfida imponente soprattutto perché, nonostante gli avvertimenti di Pino e del Dottor Mancino, il neo-tirocinante non riesce ad approcciarsi con distacco ai suoi pazienti, si lascia coinvolgere, persino manipolare al punto da venirne fuori indebolito e provato.
È proprio questa iniziale incapacità a tracciare un confine tra il piano professionale e quello personale a far insorgere in lui un nuovo senso di smarrimento, alimentato dall’odio di Rashid e di Matilde, sempre in prima fila per provocarlo, irritarlo e persino ricattarlo. Daniele, spalle al muro, si sente inizialmente sopraffatto.
Ma qui si gioca solo il primo tempo di una partita che pian piano muta. Il giovanissimo infermiere sa bene, e lo ha imparato sulla sua pelle, che non ci può essere salvezza senza quella capacità di comprensione e gentilezza, ereditate da medici e amici proprio durante il periodo del suo ricovero. Ascoltare, avere cura, relazionarsi in modo totale e sincero vuol dire fare i conti con il dolore dell’altro, senza alcun pregiudizio. Ma vuol dire anche riconoscere di essere umani, con limiti e imperfezioni, e far propria la consapevolezza che prima di aiutare gli altri, bisogna salvare se stessi.
Nelle cinque settimane che lo accompagnano verso il processo dove si deciderà del suo futuro di padre, Daniele farà dei nuovi passi avanti: soprattutto tornerà a volersi bene, nonostante la difficoltà di convivere con un dolore al quale non si riesce a dare un senso.
Tutto chiede salvezza è ancora una volta emotivamente coinvolgente, un racconto pieno di momenti intensi e toccanti, un’esperienza visiva piena, totalizzante con una vicenda morale profonda, che narra la fragilità di un’esistenza fortemente attaccata a fede e speranza.
Marianna Ninni
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