In una pacifica cittadina del Vermont, nel nord degli Stati Uniti, vive un anziano signore che si chiama Dan Chase (Jeff Bridges). L’uomo conduce una pigra esistenza, alle prese con i primi acciacchi dell’età che avanza e in totale solitudine da quando è morta sua moglie, con la quale immagina ancora di parlare durante le sue agitate veglie notturne. Gli unici affetti rimasti sono i due fedelissimi rottweiler – a cui ha dato nomi di persone – e la figlia, con la quale però ha contatti solamente telefonici (poi capiremo perché).
Insomma il protagonista di questa storia sembra un uomo al capolinea, palesemente assuefatto alla solitudine, ma realizziamo ben presto che i suoi atteggiamenti incostanti e sospettosi (lo vediamo aggirarsi circospetto per le strade della sua cittadina o addirittura installare in casa rudimentali sistemi di allarme fatti con filo di nylon e barattoli vuoti di cibo per cani) non sono dovuti a patologiche manie di persecuzione o a chissà quale strana forma di alienazione legata all’età, ma trovano fondamento nel misterioso passato dell’uomo.
Non bisogna attendere molto infatti per avere la conferma che Dan Chase è ben diverso da come appare. La visita di uno spietato killer che si è introdotto di nascosto in casa sua è la chiamata all’azione per il protagonista, l’inizio di un viaggio di sola andata che sembra una fuga, anche da se stesso, ma si trasforma ben presto in una caccia all’uomo, che lo porterà a confrontarsi e a scontrarsi con i fantasmi del passato per chiudere una volta per tutte ogni conto in sospeso. Tutto questo con un unico scopo: la salvezza di sua figlia.
Ma la verità, come spesso accade nelle migliori storie, non è come sembra e anche in questa serie, come nella vita, impariamo che ogni vera scelta comporta delle rinunce e chi non è disposto a perdere mai niente è condannato ad un’ esistenza fatta di paura e di risentimento.
The old man è una serie thriller molto dialogata e introspettiva che lancia interessanti quesiti esistenziali e molteplici spunti di riflessione.
La narrazione procede con uno sguardo sempre rivolto al passato e la suddivisione della struttura su più piani temporali alternati, è in un certo senso il motore della storia. Le informazioni vengono infatti dosate attraverso l’uso dei flashback che, insieme ai dialoghi molto efficaci, svelano a poco a poco la vera natura dei personaggi rivitalizzando continuamente l’interesse dello spettatore per i fatti raccontati e offrendo sempre nuove chiavi di lettura, tra presente e passato. Un passato in cui le vicende storiche al centro della trama (si parla di Afghanistan, Guerra Fredda, servizi segreti e terrorismo) sono strettamente legate alle disavventure professionali dei protagonisti e soprattutto al loro dramma famigliare.
L’aspetto più interessante della serie infatti è la costruzione di questo intreccio fatto di operazioni militari, combattimenti, missioni segrete ma soprattutto di amore e lealtà irriducibile, di tradimenti, rimpianti, dubbi, paure e rancori sepolti, un ricco crogiuolo di avventure e sentimenti che lega tra di loro i personaggi i quali, con le loro sfaccettature psicologiche, riescono sempre a coinvolgere e anche a sorprendere lo spettatore.
Questa complessità è un punto di forza della serie che acquisisce imprevedibilità anche dal fatto che se da una parte è chiara la distinzione tra protagonisti e antagonisti, dall’altra risulta molto difficile stabilire (almeno nella prima stagione) da quale parte stia la ragione, perchè ogni personaggio ha un cuore autentico, quasi tangibile, con i suoi moventi e le sue colpe, e anche i protagonisti non sono privi di ombre. Lo stesso Dan, così empatico ma anche terribilmente rigido e violento all’occorrenza, non è di certo un modello comportamentale o esistenziale per cui è sempre facile parteggiare.
Il dubbio sulla reale bontà e sulla plausibilità delle scelte del vecchio protagonista sembra celato in ogni passaggio della trama, scena dopo scena, ed è una domanda che anche lui nel corso della serie dovrà porre a se stesso, forse per la prima volta nella sua vita.
Nonostante la trama avvincente, violenza e tensione sono dosate e comunque sempre al servizio della storia. La serie comunque non è assolutamente adatta ai più piccoli, per la crudezza di alcune sporadiche situazioni – con alcune pennellate di tensione più cupa tendente all’horror nelle apparizioni della moglie di Dan, che come un fantasma della memoria ritorna più volte nei pensieri sia suoi che di sua figlia – e per la complessità di alcuni temi affrontati, ma comunque godibile anche per i meno appassionati del genere action- spionistico.
Gabriele Cheli
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