CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Entrambe le stagioni si ispirano a vicende realmente accadute. Nella prima si racconta la cattura del boss della camorra Antonio Iovine, avvenuta nel 2010 dopo una latitanza di quasi quindici anni. L’operazione investigativa è messa in piedi da un gruppo di agenti guidati dal commissario Michele Romano (figura liberamente ispirata al commissario Vittorio Pisano).
La seconda stagione, invece, racconta ciò che è avvenuto 13 mesi dopo, ovvero la cattura da parte della stessa squadra di Michele Zagaria, capo della camorra casertana, latitante da vent’anni.
La serie mette in scena un interessante spaccato di storia italiana contemporanea, intrecciando i fatti di cronaca alla vita privata dei diversi personaggi, riuscendo a coinvolgere lo spettatore senza mai appesantire o focalizzarsi eccessivamente sui toni violenti delle vicende. Una sorta di serie-antidoto rispetto a Gomorra, dove i criminali sembravano vivere in un mondo a sé, totalmente padroni della situazione, mentre qui la vita del boss non è certo quella di un eroe, e si mostra come lo Stato voglia e possa reagire. L’ambiente della camorra viene presentato con tutte le sue luci e le sue ombre; non viene nascosta la crudeltà né i drammi umani che derivano dall’agire privo di scrupoli dei boss. Ad esso viene contrapposta una giustizia onesta e rispettabile, seppur piena di limiti umani, ben rappresentata da Romano e dalla sua squadra, disposti a sacrificare la propria incolumità e i proprio affetti per il bene comune.
Insieme alla contrapposizione giustizia/criminalità che attraversa tutta la serie, vengono affrontate numerose tematiche che ben si prestano alla riflessione, come la purezza degli affetti, il valore della famiglia e dell’amicizia, l’onestà e la collaborazione sul lavoro, la malattia, la responabilità personale nei riguardi della società.
Iovine sfugge alla giustizia da anni e vive nascosto in un appartamento all’interno di un palazzo in costruzione. Da lì gestisce i suoi traffici con profonda crudeltà, mentre l’unico rapporto affettivo che sembra coinvolgerlo è quello con Anna, una giovanissima ragazza che si occupa di lui e gli fa compagnia nei fine settimana. Il commissario Romano segue numerose piste per arrivare al covo, ma nessuna sembra essere quella giusta. Un’informazione preziosa riguardo ad Anna parrebbe riaprire una speranza nelle indagini…
I legami familiari da subito costituiscono il tessuto della storia, a partire da quelli tremendi e crudeli della camorra, che non lasciano possibilità di fuga dalle feroci logiche del clan, fino ad arrivare a quelli più delicati legati alle storie personali della squadra di polizia. Romano, abituato ad avere il pieno controllo sul piano lavorativo, si trova a dover affrontare il rifiuto della figlia, che non ha nessuna intenzione di percorrere la sua strada ed è fermamente decisa a frequentare un’università estera. Per Romano è un duro colpo, ma il tormentato rapporto con la figlia lo porterà a capire alcuni risvolti psicologici del boss nei confronti di Anna.
Anche per gli altri agenti non è facile gestire vita personale e lavoro: spesso le famiglie soffrono per le loro continue assenze e la crisi di coppia è all’ordine del giorno. Fino a quanto è lecito sacrificare tutto per il proprio lavoro? E’ possibile mantenere un equilibrio tra professione e vita privata? Attraverso la vita privata dei personaggi viene affrontata in profondità la tematica affettiva, con realismo e verità.
E di amore si parla anche nella vicenda di Anna, Iovine ed Emilio, un semplice ragazzo per cui Anna sembra provare simpatia. Cosa significa amare veramente? La pretesa di possesso di Iovine si scontra con la purezza dello sguardo di Emilio, che adora la ragazza senza pretendere nulla da lei.
Altro spunto di riflessione della serie emerge poi nelle dinamiche dei rapporti lavorativi, che nella squadra di Romano sfociano lentamente in amicizie sincere, basate sull’onestà e sul rispetto; un rispetto molto diverso a quello che i collaboratori devono a Iovine, segnato dalla paura e dalla violenza.
Infine, emerge con chiarezza la provocazione, per ciascuno dei personaggi, riguardo alla responsabilità nei confronti della società, legata alla coscienza del proprio compito: tutti possono fare un piccolo pezzo per avere un mondo migliore. Bisogna solo avere il coraggio di cominciare.
Il rapporto padre/figlia è l’incipit anche di questa seconda stagione. Zagaria, nascosto in un bunker da anni, non sembra avere alcun legame con l’esterno. Non ha donne, non ha relazioni. È questo, a suo dire, ciò che lo rende capace di agire in tutta libertà. Ma l’arrivo improvviso di Agata, una giovane orfana napoletana cresciuta in Spagna, sembra mettere in discussione il suo stile di vita.
Agata ha un forte influsso sul boss: per lei sembra essere disposto a tutto, salvo poi pretendere in cambio un pesante coinvolgimento nei propri affari. Riuscirà Zagaria a convincere la ragazza a seguirlo nel suo progetto? Sarà in grado di accettare per la prima volta un rifiuto della ragazza?
Quello che Romano aveva accettato di fare con la figlia nella prima stagione, ovvero lasciarla andare, si rispecchia ora nella figura tormentata di Zagaria. E, ancora una volta, gli affetti sembrano essere il perno su cui tutta la vicenda si svolge. A un amore/possesso si contrappone un amore in grado di mettere il bene dell’altro sopra ogni cosa, così come sarà per Nicola, il giovanissimo braccio destro di Zagaria, da sempre innamorato della ragazza, ma legato al boss da un profondo rispetto filiale.
Onore, lealtà, fiducia sono solo alcune della tematiche affrontate all’interno dell’intricato mondo della camorra e, a specchio, nel commissariato di polizia. Potrà la squadra fidarsi ancora di Romano, quando agli occhi di tutti sembra avere relazioni con la malavita? La dedizione al proprio lavoro e il sacrificio per il bene comune vengono questa volta a scontrarsi con il desiderio di successo personale di cui viene accusato il commissario.
Ma l’amicizia, ancora una volta, viene messa in crisi, per trovare infine un nuovo equilibrio. L’amicizia tra i membri del gruppo sarà capace di affrontare qualsiasi difficoltà, anche la malattia e la morte. La serie riesce a toccare tasti molto delicati dell’esistenza, legandoli in maniera efficace ai problemi sociali connessi al mondo della camorra come, ad esempio, il problema dello smaltimento dei rifiuti e delle conseguenze dannose sulla salute della popolazione.
Entrambe le stagioni hanno il pregio di presentare il male come inaccettabile, sottolineando come la cattiveria, l’egoismo e lo spargimento di sangue non abbiano altro risultato che l’abbruttimento di sé, in netta contrapposizione con i valori positivi (amore, amicizia, collaborazione, onestà, famiglia e matrimonio) che portano sempre alla felicità del singolo e, quindi, al bene di tutta la comunità.
Ilaria Giudici
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