Skam Italia è il remake di una fortunatissima serie norvegese per adolescenti. Dopo il successo in patria è stata riadattata contemporaneamente in Italia, America, Francia, Germania e altri Paesi europei.
Tra il 2018 e il 2019 sono uscite tre stagioni prodotte da Cross Productions e Tim Vision, mentre nel 2020 i diritti sono stati acquistati da Netflix, che ha prodotto la quarta.
La serie italiana è ambientata in un liceo di Roma, ai nostri giorni (come segnalano i cartelli all’inizio di ogni clip, che descrivono l’ora e l’anno in cui la situazione è ambientata), e racconta la vita quotidiana di alcuni studenti della media borghesia romana.
Sono adolescenti che parlano ad adolescenti e che vedono il mondo come adolescenti. Le figure degli adulti sono pressoché inesistenti, e quando compaiono lo fanno quasi sempre in forma oppositiva. Questo può costituire un vantaggio a livello di fidelizzazione del pubblico, ma rende la serie problematica dal punto di vista educativo.
Sono affrontate quasi tutte le tematiche relative agli adolescenti, ma senza alcun giudizio di valore. O, meglio, il giudizio è che tutto può succedere, tutto è concesso, tutto è possibile, non c’è una verità a cui aggrapparsi e gli adolescenti sono soli, o al massimo riuniti in piccoli gruppi sparuti, di fronte alla situazione personale e sociale in cui si trovano. Con una regia di qualità e una colonna sonora davvero ammirevole, il prodotto inserisce però situazioni (scene di sesso, assunzione di droghe e di alcool) e tematiche molto delicate (identità sessuale, depressione, disturbi alimentari, sexting) che non si possono ritenere propriamente adatte ad un pubblico di minorenni, i quali potrebbero ritrovarsi impreparati o emulare alcuni atteggiamenti non adatti alla loro età, eppure considerati nella serie assolutamente leciti e quotidiani.
Skam Italia è una delle prime serie italiane che non ha utilizzato la televisione come unico canale di comunicazione, bensì il web, attraverso una strutturata modalità di divulgazione. Durante la settimana, sui social e sui diversi canali web, sono stati pubblicati video di pochi minuti, che al termine di una settimana formavano poi la puntata. Ogni protagonista, inoltre, aveva un suo profilo social su cui gli utenti potevano seguire direttamente l’evoluzione delle diverse vicende.
L’interazione con il pubblico quindi è davvero notevole, e questo probabilmente è il segreto della diffusione della serie presso un pubblico giovanile.
Nella prima stagione la protagonista è Eva, una ragazza che frequenta la terza classe del liceo. Essendo stata smistata la sua classe e spostata dalla succursale alla sede, Eva si ritrova senza amiche, ma solo con la compagnia del fidanzato Giovanni e di due amici, Martino e Elia.
Attraverso le vicende di Eva, si affrontano prevalentemente tematiche relative al senso di solitudine, all’insicurezza, al bisogno di un gruppo, alla richiesta di attenzione e affermazione sia scolastica che tra i pari. La necessità di avere fiducia negli amici e nel partner viene però spesso messa in crisi dalle continue incomprensioni e bugie generate dai social network, per cui non si è mai sicuri dell’altro, e la maggior parte delle volte si dubita a ragion veduta. La sincerità è una qualità ricercata ma di fatto quasi impossibile: mentire sembra quasi una necessità imposta. I rapporti sentimentali sono subito impostati, sia verbalmente che attraverso le immagini, principalmente sul sesso. Il consumo di alcool e di droga, benché non elogiato, viene presentato come normale.
Nella seconda stagione le vicende ruotano attorno al personaggio che sul finale della prima si era scoperto avere inclinazioni gay, perché sul telefonino aveva contenuti pornografici per omosessuali. Si racconta della sua progressiva presa di coscienza, del suo conseguente distacco dalle ragazze, e della sua storia d’amore con un ragazzo instabile, dal comportamento problematico. Il protagonista dovrà affrontare le sue paure e fare coming out con gli amici e la famiglia. I temi dell’orientamento sessuale e dei disordini psichici sono quindi al centro della seconda stagione, visti sempre attraverso gli occhi dei giovani, che rischiano di ritrovarsi soli di fronte a qualcosa che non conoscono e di averne quindi paura. L’unica possibilità è farsi forza nel gruppo, dal momento che i genitori (in questo caso la mamma) vivono una situazione di sofferenza e fragilità quasi maggiore dei figli.
La terza stagione si concentra prevalentemente sul travagliato rapporto di coppia di due dei personaggi. Entrambi hanno delle famiglie problematiche alle spalle e quasi totalmente assenti. Entrambi vivono in una disperata ricerca di sicurezza, di bene e di fiducia che non hanno mai trovato in famiglia e che quindi faticano a donare e ad accettare l’uno dall’altra. Il rispetto reciproco dei tempi e della personalità dell’altro è un tema qui trattato in modo piuttosto delicato e profondo rispetto alle stagioni precedenti. Vengono tuttavia affrontate in modo abbastanza superficiale tematiche come i disturbi alimentari, il sexting e la violenza giovanile.
Inoltre l’ostentazione marcata, nei dialoghi e nelle scene, della componente sessuale nella vita dei protagonisti, continua a rendere il prodotto non propriamente adatto a un pubblico di minorenni.
La quarta stagione di Skam è quasi interamente dedicata a Sana, la ragazza musulmana che fino ad ora si era sempre dimostrata forte e in qualche modo al di fuori, o al di sopra, delle intricate vicende sentimentali del gruppo. Sana viene mostrata finalmente senza velo, e in tutte le sue debolezze. Anche lei prova qualche sentimento, anche lei cerca un amore che tuttavia sembra essere perennemente ostacolato dai rigidi valori della religione. Sana non può frequentare un ragazzo, tanto meno se non è musulmano, né può avere rapporti prematrimoniali, e per questo viene trattata dalle coetanee come una specie di alieno. Eppure è proprio seguendo il suo personaggio che veniamo introdotti in un tipo di rapporto diverso, fatto di rispetto e attesa, di sguardi e gentilezze, a cui nessuna delle ragazze sembra essere abituata. I temi che vengono affrontati sono quelli della morale legata alla religione, del razzismo, della diversità, del diventare grandi. In generale, nonostante il linguaggio scurrile, il consumo di droghe e alcool, e il continuo alludere a rapporti personali occasionali presentati come assolutamente normali, si tenta forse un affondo in più su alcuni personaggi, azzardando talvolta qualche dialogo più profondo, in particolare sui progetti per il futuro, dato che i ragazzi si avvicinano alla tanto sospirata maturità. I genitori di Sana sono finalmente presenti e anche moderatamente interessati ai figli, sebbene questo finisca per essere il più delle volte presentato come un effetto del fondamentalismo religioso. E’ un peccato infatti che il desiderio di Sana di essere amata in maniera più pura, di avere dialoghi più profondi con i coetanei, di fare qualcosa che vada oltre all’ubriacarsi e al sesso promiscuo, non sia mai visto come semplicemente umano. E’ infatti sempre qualcosa legato ad una mentalità rispettabile, certo, ma in fondo un po’ ottusa, perché legata ad una religione che, insieme a quella cattolica, viene ridotta a qualcosa di più simile alla superstizione.
La quinta stagione si concentra principalmente sul personaggio di Elia.
Nelle stagioni precedenti, Elia si era distinto per essere istintivo e irrazionale, molto legato ai suoi amici, in particolare a Giovanni. La madre è morta, e il difficile rapporto con il padre lo ha portato, alla fine della quarta stagione, ad andare a vivere con Filippo. Sempre nella quarta stagione, Elia ha avuto diversi flirt, da cui è sempre scappato lasciando le ragazze senza alcuna spiegazione, senza scrupoli nei riguardi dei sentimenti altrui. Ma nella quinta stagione verrà a galla il suo reale problema, che parte da una questione fisica fino a causargli pesanti ansie da prestazione. Grazie all’aiuto di uno psicologo (finalmente un adulto positivo), Elia potrà realmente affrontare le sue paure, portando anche alla luce una questione ben più grave tra i ragazzi della scuola.
Ancora una volta la tematica principale di Skam si concentra sull’accettazione di sé stessi, uno dei nervi più scoperti degli adolescenti di oggi, sottolineando questa volta l’ansia che può derivare dal non sentirsi accettati sul piano della sessualità. Come era già stato per le relazioni tra pari, il tema dell’ omosessualità, della differenza di religione e altri, anche in questo caso il personaggio tende a isolarsi e a non comunicare agli altri il proprio disagio, eppure l’amicizia costituirà di nuovo un punto di forza necessario per trovare il coraggio di superare le difficoltà.
Se è pur vero che alcune problematiche relative alla sfera sessuale in passato potevano essere trascurate creando disagi nel singolo, mentre un colloquio sincero con un esperto talvolta può risolvere molte cose, è opportuno riflettere se davvero la cosa che caratterizza il valore o meno di un adolescente (come di qualunque essere umano) sia veramente la prestazione sessuale. Perché la questione in Skam non è mai posta come: tu sei amato comunque, nemmeno “nonostante il tuo difetto” ma prima e a prescindere da un tuo difetto. Piuttosto viene detto: non temere, se affronti le tue paure e le tue ansie, riuscirai anche tu a soddisfare il tuo partner, come è necessario che sia. Dando per scontato che l’obiettivo da raggiungere per un ragazzo sia il rapporto sessuale.
Volendo così affermare che ciascuno va bene così come è, lo si fa tuttavia guardando la persona da un’unica angolatura, importante sì, ma comunque parziale nella definizione del valore di un individuo.
Riguardo invece al problematico rapporto con l’adulto, certo può essere utile mettere in guardia i ragazzi da alcuni abusi che si possono attuare su di loro, incentivandoli a non temere di confidarsi con persone di fiducia per impedire il perpetrarsi della vicenda. Tuttavia, in una serie Tv che, direttamente o indirettamente, si propone di trasmettere dei valori educativi ai ragazzi, è un peccato che scarseggino figure di adulti positivi (unico lo psicologo che fornisce consigli sessuali), lasciando i giovani spettatori con la sensazione, un po’ troppo parziale, che il mondo della scuola sia un luogo pieno di gente inaffidabile, una valutazione assai ingiusta.
Ilaria Giudici