Nel momento in cui Massimo si accorge di avere poteri straordinari con i quali poter compiere azioni pericolose, anche altri quattro adolescenti scoprono di avere doti eccezionali. Che cosa li accomuna? Che mistero si nasconde dietro a questi strani eventi e, soprattutto, come ciascuno deciderà di utilizzare le proprie potenzialità nascoste? Le storie di questi ragazzi si intrecciano a vicende umane e sociali di adulti carichi di drammi esistenziali, in un mondo dove sembra non esserci troppo spazio per l’amore e la positività di cui essi avrebbero così profondamente bisogno. Lo spunto della serie risulta da subito molto interessante. Si parte dal malessere giovanile per arrivare alla scoperta di talenti eccezionali che i ragazzi scoprono di avere quasi per caso. Ciò che di più doloroso e profondo vivono i protagonisti si trasforma in un’arma a doppio taglio. Il potere che ciascuno scopre di avere è direttamente collegato alla difficoltà, alla ferita che si porta dentro e la tentazione di utilizzarlo per vendicare le ingiustizie subite è davvero troppo forte.
Massimo, turbato e arrabbiato per la morte della madre, scopre che nei momenti d’ira le sue mani diventano di fuoco e sono capaci di sciogliere anche i metalli più resistenti. Lin è a disagio con il proprio corpo ma può assumere le sembianze di chiunque desidera. A Jean, che non riesce a reagire alla violenza, si rimargina qualunque ferita senza provare dolore. Greta può tornare indietro nel tempo per recuperare gli errori del passato. Tutto ciò che apparentemente desiderano potrebbe essere realizzato attraverso questi nuovi poteri, eppure sembra che questo non riesca a renderli davvero felici. Ciascuno è costretto a scontrarsi con i propri fantasmi e contemporaneamente ha un’occasione di rivalsa sulle proprie fragilità. Il punto è sempre quello: come utilizzare l’immenso potere che gli è stato consegnato? Per un bene o per un male? La scelta è determinante. Solo il gesto eroico di un amico in grado infondere la vita a chi la sta perdendo farà capire che si può utilizzare un talento anche per costruire, non solo per distruggere.
Il bisogno di senso, di amore, di comprensione di questi adolescenti si scontra contro il muro di genitori essenzialmente sordi al loro grido. L’unico personaggio in grado di affezione esce di scena dopo il primo episodio. Gli altri, anche se diversi nelle situazioni sociali e relazionali, rimangono sostanzialmente intrappolati in cliché narrativi. La madre fragile molestata dal capoufficio, i genitori troppo presi dal lavoro, il padre “padrone” che è causa delle insicurezze del figlio, i genitori alto borghesi intrappolati in maschere patinate e superficiali. A ciascuno i figli sembrano silenziosamente chiedere disperatamente: “accorgiti che esisto, dimmi che l’amore è possibile, che vivere ha un senso!” Non c’è alcun disprezzo dei ragazzi verso i genitori, anzi un grande desiderio di essere abbracciati. In questo la serie dipinge il profondo bisogno contemporaneo dei ragazzi, che non è più come in passato quello di andare contro un’autorità, quanto che essa torni nella loro vita come portatrice di un significato per l’esistenza.
La domanda che a qualunque spettatore sorge spontanea all’inizio della serie rischia di rimanere appesa: si creerà mai una squadra forte e compatta che proverà, come nelle migliori storie, a contrastare i nemici facendo giustizia?
Eppure la serie fatica a decollare. A un buon ritmo di regia si contrappone la lentezza narrativa che si perde troppo spesso in psicologismi o elucubrazioni depressive di questo o di quel personaggio, giovane o adulto che sia. Si comincia progressivamente a disperare che ci sia una vera svolta prima della fine della stagione, svolta che in effetti fa capolino solo al termine dell’ultimo episodio, giusto in tempo per il rilancio alla seconda stagione. Peccato perché la confezione del prodotto aggancia un pubblico trasversale e le tematiche contenute potrebbero sicuramente generare discussioni e dialoghi interessanti fra le diverse generazioni.
Sonia Aloisi
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