Un viaggio nel lato folle ed esilarante della politica americana con interpreti di alto livello e personaggi di contorno molto ben delineati. E’ Space Force, serie Netflix ideata da Steve Carrell insieme al prolifico Greg Daniels (The Office, e più di recente Upload) e interpretata dallo stesso Carrell, nei panni del generale Mark Naird, e da uno stralunato John Malkovich, il super consulente Adrian Mallory.
Chiamato a dirigere la Space Force, nuova divisione dell’esercito americano (creata realmente da Donald Trump alla fine del 2019), Naird si trasferisce in una base sperduta nel Colorado e si dedica anima e corpo alla nuova missione, tanto da trascurare la famiglia, con una figlia adolescente irrequieta che si arrangia come può combinando qualche guaio e la moglie che finisce ben presto in carcere per motivi ignoti. Lo scopo della Space Force è colonizzare lo spazio prima e meglio dei nemici e soprattutto degli odiati cinesi, in un crescendo di schermaglie dai risvolti surreali.
Il risultato è un ritratto ironico – a tratti decisamente spassoso – dell’apparato militare americano e delle manie di grandezza di chi lo dirige, con trasparenti allusioni all’amministrazione Trump.
Accolta con singolare freddezza dalla critica americana – al punto che la pur probabile seconda stagione non è ancora stata ufficializzata da Netflix – Space Force è divertente e poco impegnativa, richiede però una minima conoscenza della politica americana per essere apprezzata.
Sono molte le allusioni dirette a personaggi del governo e del Congresso e a sostenitori del Presidente. Si va dalle parodie dell’ultra tecnologica deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez e di Nancy Pelosi, (rispettivamente Anabela Ysidro-Campos e Nancy Pitosi nella serie) a quelle dei senatori repubblicani, convinti terrapiattisti. Una delle scene più comiche è quella che ritrae la richiesta di finanziamenti per l’attività della base di fronte a una commissione di membri del Congresso con personaggi che riproducono i tic e le caratteristiche dei politici più noti. Qui l’improbabile generale Naird finirà per fare una buona figura, suscitando in chi guarda qualche riflessione sul modo in cui i governi decidono a chi e a cosa destinare i propri finanziamenti.In ogni episodio si ritrova poi la satira di Twitter e delle gaffe social del Presidente, mentre proprio a Tony Scarapiducci (parodia di Anthony Scaramucci, maldestro capo della comunicazione della Casa Bianca durato dieci giorni) spetta uno dei ruoli più riusciti tra i comprimari: l’esperto di social media pronto a tutto per un like, e incline ad accettare le più inverosimili imposizioni pur di mantenere il proprio posto.
La serie spinge sul tasto dell’assurdo, a volte un po’ troppo, col rischio di spiazzare totalmente e perdere così l’effetto comico. Risulta incomprensibile, ad esempio, il motivo della prigionia di Maggie, la moglie di Naird, che nei lunghi mesi di detenzione sviluppa un rapporto sentimentale con una secondina e vorrebbe indurre il marito a una relazione “aperta”.
In generale in Space Force le dinamiche familiari hanno un ruolo non secondario, con la difficile relazione tra padre e figlia diciottenne, che fa sorridere ma a tratti offre anche spunti di riflessione (in fondo la pur sgangherata Erin altro non chiede che un po’ di attenzione da suo papà).
Space Force può così risultare una buona occasione d’intrattenimento, a patto di offrire qualche informazione sulle dinamiche politiche statunitensi agli eventuali adolescenti in ascolto.
Stefania Garassini
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