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Sauron è tornato.
Anzi, non se ne è mai davvero andato dalla Terra di Mezzo: dopo la sconfitta del suo Maestro Morgoth, Sauron ha preso il suo posto come Signore del Male, ma persino gli orchi sono presto stanchi della sua tirannia. Così Adar compie il tradimento supremo e uccide l’Oscuro Signore… o almeno così pensava.
Un’Era dopo, nonostante le premonizioni, gli sforzi e l’aiuto dell’elfa Galadriel, gli Uomini non sono riusciti ad arginare il ritorno del Male nelle Terre del Sud. Il Monte Fato è tornato a eruttare e Mordor è di nuovo dominio degli orchi e del loro padrone, Adar.
La seconda stagione de Gli Anelli del Potere stupisce nuovamente per la qualità degli effetti speciali e per le ambientazioni evocative del mondo tolkeniano, ma delude per una trama decisamente sauroncentrica: l’Oscuro Signore è l’unico che sembra avere un’agenda chiara e gli altri personaggi non stanno mai al suo passo. Tutto davvero troppo facile per il Signore degli Anelli…
La seconda stagione de Gli anelli del potere cambia protagonista e perde di linearità, con continui salti tra le varie trame, non sempre armoniosi. Se la prima stagione attraverso il viaggio di Galadriel apriva mondi solo accennati al cinema ne Il Signore degli Anelli – Nùmenor tra tutti – la seconda sembra dimenticarli, se non per brevi e disordinati ritorni, per concentrarsi su un altro viaggio: quello di Sauron alla riconquista del potere.
Tuttavia, la sua linea fagocita le altre, soprattutto perché niente sembra contrastarlo: Celebrimbor appare quantomeno ingenuo nel non dubitare in nessun momento di quel misterioso aiutante che non lo abbandona mai durante la forgiatura degli Anelli, e folle appare la strategia degli altri Elfi nel non dirgli chiaramente con chi ha a che fare.
Nel frattempo, l’Isdar caduto dal cielo, continua a cercare di ricordare chi è e quale sia il suo compito, aiutato dalle sue amiche Hobbit. Chi mastica Tolkien ha capito sin dalla prima stagione che si tratta di Gandalf, e l’attesa che lo stregone riscopra se stesso è povera di sorprese quanto quella del ritorno al potere del suo antagonista oscuro.
Claudio F. Benedetti
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