Zoe, una ragazza americana di quindici anni, è in vacanza su un’isola dell’Inghilterra con la mamma e la sorella, in un momento in cui i genitori hanno deciso di prendersi una “pausa di riflessione”. Qui conoscerà nuovi amici e scoprirà la sua grande passione per i cavalli. Tra Zoe e Raven, un cavallo selvaggio, nasce da subito una profonda intesa, e questo aiuta la ragazza a crescere, a prendere fiducia in se stessa e a scoprire i suoi talenti più nascosti.
Questo è in sostanza il cuore della serie, che viene poi arricchita dalle piccole rivalità tra pari, amicizie, primi amori, gialli di puntata alla portata del pubblico di riferimento.
Un prodotto di intrattenimento che non esce più di tanto dai canoni classici della narrativa per ragazzi, ma che si confronta – come ormai è di prassi – con le nuove sfide della società contemporanea.
Free Rein racconta una tra le più classiche storie per bambini e adolescenti: il rapporto tra un giovane e il suo cavallo. Si sa infatti che tra ragazzi e animali capita che nascano rapporti anche molto speciali, tanto che sempre più spesso i cavalli possono essere un aiuto per affrontare alcune situazioni di disagio psicologico. Al di là di questo approccio classico, la serie affronta tuttavia anche diverse tematiche piuttosto attuali.
Una di queste è il rapporto con la tecnologia.
Se da una parte infatti l’utilizzo di smartphone, app, video tutorial, ecc. sembra un orizzonte imprescindibile in un prodotto per ragazzi, Free Rein ha il merito di aggiungere anche tanti spazi esterni, spiagge, foreste, maneggi, in cui i ragazzi sono impegnati in attività pratiche che possono costituire una valida alternativa ai social.
Il prendersi cura di un cavallo, l’impegnarsi per una competizione, l’avere relazioni tra pari in presenza attraverso uno spazio fisico stimolante come un maneggio, sono esempi positivi quanto ormai rari di come si può impiegare il tempo oltre lo spazio virtuale.
Altra sfida da affrontare è il rapporto con gli adulti di riferimento.
In generale qui si trovano figure prevalentemente positive: la maestra di equitazione, il nonno, la madre. Anche se non mancano alcune difficoltà, soprattutto nel rapporto con i padri. Qualcuno è disinteressato e troppo occupato sul lavoro, un altro si porta dietro segrete ferite del passato, qualcun altro è semplicemente in difficoltà con la moglie e fa trattenere il respiro alle figlie sull’esito della relazione.
Uno dei tiranti della prima stagione, che costituisce la linea della piccola Rosie, sorella di Zoe, è sostanzialmente questo: papà e mamma rimarranno insieme?
Per la felicità di tutti alla fine sembrerebbe di sì (anche se l’esito non viene dato per certo… non sia mai che ci sia un banale lieto fine!). Resta comunque il fatto che i figli sembrerebbero ancora una volta quasi più responsabili dei genitori, spesso vittime di fragilità psicologiche che tendono a paralizzare.
In generale Free Rein è un prodotto godibile, senza troppe pretese, adatto ai giovani spettatori. Il consiglio è quello di rispettare comunque l’età segnalata dalla piattaforma (ovvero +10), anche se spesso il pubblico si è rivelato essere più giovane. Questo perché, come già accennato, l’utilizzo delle tecnologie è abbondante, le problematiche sugli adulti talvolta poco decodificabili, e le linee sentimentali tra i ragazzi, pur affrontare in maniera leggera, prendono comunque un ampio spazio nella narrazione complessiva, lasciando sullo sfondo quella del rapporto con i cavalli e la natura.
Ilaria Giudici
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