For All Mankind


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Ronald D. Moore, Matt Wolpert, Ben Nedivi
INTERPRETI: Joel Kinnaman, Michael Dorman, Wrenn Schimdt, Shantel VanSanten
SCENEGGIATURA: Nichole Beattie, David Weddle, Bradley Thompson, Joe Menosky
PRODUZIONE: All Ship Productions, Sony Pictures Television
ANNO DI USCITA: 2019-2023
STAGIONI: 4 (40x61-65')
PRIMA MESSA IN ONDA: Apple TV+
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Apple TV+
GENERE: fantascienza, dramma, ucronia

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >12
Presenza di scene sensibili: scene di tensione.

In una versione alternativa della storia recente, dopo aver mandato Yuri Gagarin in orbita attorno alla terra, l’Unione Sovietica arriva per prima anche sulla Luna, battendo sul tempo la NASA per la seconda volta nella corsa allo spazio. Per l’agenzia spaziale americana è un duro colpo e dietro allo smacco politico e di immagine, proprio negli anni bui della guerra fredda (la prima stagione infatti inizia nel 1969), c’è un gruppo di persone comuni chiamate a ribaltare le sorti dell’esplorazione spaziale e degli equilibri geopolitici mondiali.
Su questo what if  della storia, con la S maiuscola, si basa tutta la serie, in cui fatti e personaggi reali (alcuni presidenti e astronauti sono veramente esistiti) si mischiano con situazioni inventate.
Come sopra accennato, nelle prime due stagioni va in scena tutta la tensione della Guerra Fredda (la seconda è ambientata negli anni ’80), con la corsa agli armamenti e la ricerca scientifica come esibizione muscolare delle due superpotenze, ma nello scenario in cui è ambientata la serie la corsa allo spazio ha assunto un’importanza centrale, quasi esasperata, con la conseguenza che il progresso tecnologico del settore aerospaziale ha subito un’accelerazione di gran lunga superiore alla verità storica. Accade così che negli anni Ottanta sia gli americani che i sovietici hanno già costruito le loro basi spaziali sulla luna e negli anni Novanta vengono spediti i primi uomini su Marte. Da qui in poi, siamo alle soglie della fantascienza.

 

Approfondimento 

 

Tra imprese spaziali mozzafiato e machiavellici giochi di potere, vanno in scena le storie normali di persone normali che queste vicende le vivono da protagonisti: sono astronauti e ingegneri, imprenditori e politici, ma soprattutto genitori e figli, mariti e mogli, amici e nemici.
Entriamo quindi nelle loro case, dove assistiamo alle quotidiane dinamiche relazionali e dove l’amore e l’ambizione (ma anche i conflitti, le gioie e i dolori) si intrecciano e si scontrano, ai massimi livelli, con gli interessi dei governi e in generale il bene dell’umanità, facendo infine i conti con il costo del progresso (anche in termini di vite umane).

Il prezzo del progresso

Molti dei personaggi principali infatti pagano un dazio importante alle eroiche gesta extraterrestri e la struttura narrativa della serie consente più volte, nel corso delle quattro stagioni, di tirare le somme per un bilancio esistenziale: tra una stagione e l’altra infatti ci sono dei significativi passaggi temporali (circa una decina d’anni) che servono per consentire la messa in scena di sfide aerospaziali sempre nuove (lo sviluppo di quelle tecnologie realisticamente richiede tempo) e determinano decisamente la trama, i temi e anche la caratterizzazione dei personaggi.
Ne consegue una certa velocità del racconto, perché le linee narrative devono essere continuamente rilanciate anche con l’avvicendamento dei personaggi (anche a causa del rapido invecchiamento) ma il rovescio della medaglia è che, se le prime due stagioni hanno un nucleo narrativo forte, a cominciare dalla terza e soprattutto nella quarta – dove rimane ben poco del cast iniziale – l’unità drammaturgica si indebolisce un po’.
La continuità narrativa è data fondamentalmente dal protagonista maschile, Edward Baldwin (Joel Kinnaman), ovvero l’uomo che è arrivato “quasi” per primo sulla luna. Al netto della caratterizzazione (è istintivo e irruento ma un formidabile pilota), quel “quasi” è il quid che rende il personaggio interessante (soprattutto nelle prime stagioni) perché gli attribuisce una fragilità inaspettata e decisamente umanizzante. Al suo fianco, una presenza femminile numericamente molto forte (anche  questo presumibilmente contro la verità storica) che addirittura si irrobustisce come centralità nelle ultime due stagioni.

Tre cuori

Anche grazie a questo aspetto strutturale (il tempo della storia che corre veloce) la serie ha un ampio respiro narrativo, persino in prospettiva futura (oltre che per le tante opportunità offerte dal genere fantascientifico e fantapolitico) e ha una certa ricchezza di temi dovuta appunto all’unione di tre cuori narrativi: l’esplorazione spaziale, la politica, la vita famigliare.
Si potrebbe dire che il primo dei tre è il più importante perché caratterizza la serie ed è visivamente il più bello ma nel complesso c’è grande equilibrio tra le linee che hanno pressoché lo stesso peso per numero di scene (anche se nell’ultima stagione si ha la sensazione di una leggera flessione da questo punto di vista).
In fin dei conti, la scelta di raccontare le avventure nel cosmo e tutta la realtà delle varie agenzie spaziali è soprattutto l’occasione per mettere in scena un affascinante e pionieristico ambito dell’attività umana che anche nella vita vera abbatte muri, crea ponti, e si fonda su una visione positiva e piena di speranza di un mondo possibile in cui una nuova generazione di persone, appartenente a popoli e a paesi diversi, vive in pace e con lo sguardo rivolto verso il cielo.

 

Gabriele Cheli

 

Temi di discussione

  • Qual è il prezzo del progresso?
  • Amore e ambizione possono coesistere?