Expats


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Lulu Wang, basata sul romanzo Expats – La vita delle altre di Janice Y.K. Lee
INTERPRETI: Nicole Kidman, Sarayu Blue, Ji-Young Yoo, Brian Tee
SCENEGGIATURA: Lulu Wang, altri
PRODUZIONE: Blossom Films, Local Time, Picrow, Amazon MGM Studios
ANNO DI USCITA: 2024
STAGIONI: 1 (6x53-100’)
PRIMA MESSA IN ONDA: Amazon Prime Video
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Amazon Prime Video
GENERE: drammatico

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: lessico scurrile, consumo di alcol, alcune brevi scene a contenuto sessuale.

CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE

 

A Hong Kong, le vite di tre donne “espatriate” si intrecciano inesorabilmente in seguito a una tragedia. Margaret – interpretata da Nicole Kidman – è la moglie di un ricco uomo d’affari e madre di tre figli. La sua esistenza viene stravolta quando il figlio più piccolo, Gus, scompare nel nulla durante una passeggiata al mercato serale della città. Hillary – origini indiane e un rapporto matrimoniale fortemente in crisi – è la vicina di casa e amica di Margaret. Mercy, infine, è una ragazza americana di origini coreane. Dopo una laurea alla Columbia University, si è trasferita a Hong Kong in cerca della sua strada, finendo per barcamenarsi tra lavoretti precari come cameriera o babysitter. Era in compagnia di Gus al momento della scomparsa, di cui si sente responsabile, e dopo la tragedia diventa l’amante del marito di Hillary.
Sfruttando la scomparsa di Gus come punto di partenza e di collisione, Expats è una serie che affronta temi complessi con uno sguardo sincero e mai morboso, con una regia virtuosa ma sempre al servizio delle interpretazioni delle protagoniste e sullo sfondo di una Hong Kong caleidoscopica e piena di contraddizioni.

 

 

Approfondimento 

 

Il termine “expats”, ormai ampiamente diffuso e utilizzato, indica la condizione di una persona che si trasferisce in un paese diverso da quello di origine spinto non tanto da una necessità ineluttabile (come la sopravvivenza fisica), quanto piuttosto dal desiderio di fare nuove esperienze o di incrementare il proprio prestigio sociale o economico. Margaret, Hillary e Mercy – nonostante i loro diversi background – sono appunto tre expats, a cui il trasferimento a Hong Kong non offre nuove occasioni, ma contribuisce piuttosto a esacerbare ferite e problemi che si portano dietro da tempo. Margaret, ad esempio, ha lasciato la sua casa e il suo lavoro in America per seguire il marito in una nuova opportunità lavorativa, che finirà per portarle via ciò che di più caro ha al mondo. Hillary e Mercy, invece, sono entrambe caratterizzate da un rapporto conflittuale con le famiglie di origine, che finisce inevitabilmente per influenzarne le scelte e i rapporti sentimentali.

 

Una limited series densa di tematiche interessanti

In sole sei puntate, Expats è una limited series che affronta una molteplicità di temi complessi, senza mai optare per la via più facile. C’è innanzitutto la gestione del lutto, che solleva una domanda terribile: è preferibile la peggiore delle risposte o l’assenza di risposte? La serie pone il dubbio senza offrire facili soluzioni, ma mettendo in scena le diverse reazioni dei protagonisti: da una parte il padre di Gus, che cerca sollievo rifugiandosi in una fede su cui – prima d’ora – non ha mai fatto affidamento; dall’altra Margaret, il cui amore viscerale per il figlio si manifesta nell’incapacità fisica e psicologica di abbandonare le ricerche e di andare avanti, a costo di sacrificare il benessere della famiglia che le è rimasta. Nicole Kidman continua a percorrere la strada delle miniserie drammatiche (da Big Little Lies a The Undoing, da Nine perfect strangers all’ultima approdata su Netflix, The perfect couple), offrendo l’interpretazione magistrale di una donna che lotta quotidianamente per non andare in pezzi.
C’è poi il tema della colpa e delle responsabilità. La scomparsa di Gus avviene per un tragico errore di distrazione, ma tutti sono pronti a incolparsi a vicenda e ad incolparsene, generando un circolo vizioso che impedisce a chiunque di voltare pagina e di credere nella possibilità di essere di nuovo felici.

 

Relazioni complesse e microcosmi delle famiglie di expats

Sul piano delle relazioni, la serie affronta il tema della maternità (perduta, cercata e negata) e di come questa sia fortemente influenzata dal rapporto che le protagoniste hanno avuto e hanno con le loro madri. C’è poi il tema del rapporto tra datori di lavoro e collaboratori domestici. In un ambiente socialmente elevato, in cui entrambi vivono sotto lo stesso tetto e in cui i domestici sono a conoscenza di tutti i segreti delle famiglie per cui lavorano (arrivando spesso a ricoprire il ruolo di confidenti, alleati o persino genitori putativi), qual è il confine invisibile che non può essere varcato?
Se gran parte delle vicende della serie si svolge ai piani alti di compound di lusso – tutti vetro e acciaio – Expats non rinuncia a mettere in scena anche i negozi sovraffollati, le vie brulicanti di umanità, gli appartamenti minuscoli e bui di Hong Kong, dove la gente comune cerca di tirare avanti come meglio può. Ne sono un esempio i riferimenti alla cosiddetta Rivoluzione degli Ombrelli del 2014 e, soprattutto, l’episodio 5, della durata di un’ora e mezza, in cui – durante un tifone estivo – si intrecciano le vicissitudini di famiglie ricchissime e ceti meno abbienti, tutti alle prese con la stessa pioggia e gli stessi tormenti.

Cassandra Albani

 

Temi di discussione:

  • La gestione del lutto: è preferibile un’incertezza che lascia spazio a una speranza ma impedisce di andare avanti o una risposta definitiva, che permetta di iniziare un processo di rielaborazione del dolore?
  • La maternità (perduta, cercata o negata) e le sue sfide quotidiane;
  • I rapporti complessi tra datori di lavoro e domestici, specie quando questi ultimi entrano in qualche modo a far parte delle famiglie per cui lavorano.