Tra il 1989 e il 1993 due colossi della televisione americana, Steven Bochco (recentemente scomparso) e David E. Kelley, hanno ideato e prodotto Doogie Howser, una serie con protagonista un ragazzo prodigio che all’età di sedici anni era già riuscito a diventare medico. Il protagonista della serie era Neil Patrick Harris, attore poi diventato famoso con How I met your mother. A distanza di quasi trent’anni, una produttrice e sceneggiatrice di How I met your mother, Kourtney Kang, ci propone il remake di Doogie Howser, questa volta con protagonista una ragazza di sedici anni delle Hawaii, Lahela Kameāloha. La produttrice ha voluto inserire un elemento biografico essendo lei nata alle Hawaii da madre irlandese e padre coreano. Dettaglio non secondario visto che i genitori della protagonista sono misti: il papà è hawaiano e la mamma è una occidentale di Philadelphia. La famiglia è al centro di questa serie e il primo episodio mette ben in chiaro la posta in gioco e il ruolo dei protagonisti.
La serie offre un panorama gradevolissimo di una famiglia in crescita, che affronta con serenità le difficoltà della vita ordinarie e straordinarie… come avere una figlia chirurgo all’età di sedici anni. È un percorso di crescita che riguarda anche i genitori, e il pregio della serie è proprio quello di farci vedere come non esista un manuale per affrontare le diverse circostanze della vita, ma, di volta in volta, dialogando e confrontandosi, emergano le soluzioni. Risulta soltanto a tratti un po’ pretestuoso l’inserimento di un personaggio ostentatamente omosessuale.
Gli scenari e le atmosfere delle Hawaii sono perfetti per una serie messa in onda in tempo di pandemia: spazi aperti, sole, oceano e una casa sulla spiaggia. Questo è il contesto in cui si muove Lahela, chiamata dai suoi colleghi “Doogie” proprio in riferimento alla serie degli anni Ottanta. Suo padre, dopo aver fatto carriera in finanza, decide di lasciare tutto per aprire un chiosco di granite che posiziona proprio di fronte al luogo di lavoro di sua moglie, primaria in ospedale, e di sua figlia. Il padre è un uomo allegro, sereno, solo un po’ apprensivo nei confronti di una figlia che ormai sta crescendo. Il primo episodio si apre con il giorno del sedicesimo compleanno di Lahela: mattina di surf col padre, esame di guida per la patente, incontro col surfista di cui è innamorata… eppure Lahela non è una normale teenager. L’esame della patente in cui si è fatta superare due volte da una signora che faceva jogging, si trasforma repentinamente in una veloce corsa per soccorrere un uomo appena reduce da un incidente d’auto. La polizia e lo stesso esaminatore guardano la scena a bocca aperta. Davanti a un malato o a un’emergenza, Lahela non è più una semplice adolescente, è una professionista che salva vite e che ha un’estrema cura dei suoi pazienti.
Doogie dimostra grande empatia per le persone, dà il massimo e cerca di risolvere con lo studio e la ricerca gli enigmi che a volte presentano i casi medici da affrontare. La serie bilancia il genere medico con le questioni famigliari e di formazione della ragazza e dei suoi fratelli. Le cose si complicano anche per il fatto che il suo capo in ospedale è la sua stessa madre, anche lei incapace di vederla solo come un medico, per questo le discussioni nei corridoi alternano temi professionali al desiderio d’indipendenza di Lahela. Questa sta proprio affrontando il periodo di transizione in cui una ragazza cerca di costruire il suo mondo al di fuori della famiglia, inizia a voler spiccare il volo, e, come spesso accade, i genitori non sono pronti a questo distacco. Una volta vorrebbe fare un corso di chirurgia cardiaca a Seattle, un’altra vorrebbe seguire in qualità di medico il suo fidanzato a un torneo di surf di due mesi in Australia. Eppure, in entrambi i casi, è chiamata a restare non dai suoi genitori, ma perché si accorge che la sua vocazione è lì in quell’ospedale, a prendersi cura delle persone nei momenti di calma come nelle emergenze.
La serie mostra come un ambiente familiare calmo e affettuoso aiuti i figli a sviluppare i propri talenti. I genitori, Benny e Clara, si vogliono bene e si trattano con tenerezza e rispetto. Lahela appare come una ragazza solare, che ama ballare su Tik Tok e tenere un video diario in cui racconta le cose che apprende, ma anche estremamente sensibile e affettuosa. La serie ci ricorda come la famiglia – ohana in hawaiano – è, come diceva Aristotele, qualcosa di anteriore allo Stato e di più necessario.
Maximiliano Cattaneo
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