Prodotta dalla Stand by me in collaborazione con Rai Kids, Crush – La storia di Tamina è il secondo capitolo di una collana dedicata all’universo degli adolescenti, alle loro principali problematiche ed emozioni. Dopo la prima vicenda, dedicata alla figura di Stella e al revenge porn, qui si racconta la storia di riscatto e affermazione della giovane Tamina. Adolescente afghana in fuga dal suo Paese e dai suoi amici in seguito all’ascesa del regime talebano, Tamina e i suoi genitori trovano rifugio in Italia, ospitati da una generosa anziana signora, ma alle prese con le difficoltà legate all’accoglienza e all’integrazione.
Tamina ha solo 13 anni, proviene da una famiglia semplice, con valori solidi e fortemente legata alla sua cultura e alla sua religione di origine, parla bene italiano e nutre una profonda passione per il calcio, al punto da desiderare di emulare, un giorno, Farkhunda Muhtaj, suo idolo e capitana della nazionale di calcio femminile afghana. Ed è proprio lo sport inteso come strumento di integrazione e crescita personale il tema centrale della serie. Seppur lontana da casa, Tamina ha ben chiaro ciò che vuole. Come molti ragazzi di quell’età desidera studiare, farsi nuovi amici, giocare a calcio in un mondo dove le differenze, culturali e religiose, possano essere viste come motivo di arricchimento e non come uno ostacolo alla crescita e alla conoscenza. Attraverso lo sport e la creazione di una seconda squadra di calcio mista, i “Golden Eagles”, Tamina e i suoi amici sperano di abbattere le differenze e affermare la propria identità. A ostacolare i suoi piani c’è soprattutto Frank, capitano della squadra titolare, un bulletto arrogante e presuntuoso che non perde occasione per tormentarla. Attraverso un linguaggio immediato e una narrazione che non riserva particolari sorprese, Crush – La storia di Tamina affronta temi vicini agli adolescenti: l’amicizia, l’amore, la gelosia, la fiducia e il tradimento, il peso dei sogni, le insidie del bullismo e l’importanza di un contesto concreto popolato da adulti credibili e presenti.
Tamina è una ragazzina afgana, coraggiosa e tenace. Il suo è un personaggio femminile contemporaneo con connotazioni valoriali positive. Fuggita dal suo Paese di origine, si ritrova all’improvviso alle prese con una cultura che le è totalmente estranea, le difficoltà dell’ultimo anno di scuola media e l’incontro con nuovi compagni con i quali dovrà imparare a confrontarsi. Nonostante l’iniziale fatica, il timore di ritrovarsi a fuggire a causa di pregiudizi e insidie, Tamina non si lascia scalfire perché, come le ha ben insegnato Samir, allenatore della squadra di calcio femminile afgana e padre della sua migliore amica, le paure vanno affrontate e non devono mai assumere le sembianze di ostacoli insormontabili.
Forte di questi insegnamenti, motivata da esempi coraggiosi, come la calciatrice Farkhunda Muhtaj, Tamina stringe subito amicizia con Elena, Jacopo, Maria Jeanne, Giorgia e Sabrina, ragazzi che, proprio come lei, hanno origini o problemi diversi e non si sono mai sentiti del tutto accettati. Tra di loro si crea subito una profonda affinità e le differenze culturali e religiose divengono terreno di scoperta e di reciproco arricchimento. L’amicizia e l’affetto travalicano i confini degli adolescenti, estendendosi anche all’universo degli adulti non solo attraverso la figura di Annina, l’anziana signora italiana che ospita la famiglia in difficoltà, nonostante la contrarietà della figlia Benedetta, ma anche i genitori dei compagni di scuola, che si dimostrano fin da subito mossi da un profondo senso di comunità, prodigandosi come possono per alleviare il senso di solitudine e inadeguatezza dei nuovi arrivati.
Mentre nel suo Paese di origine, il regime talebano impone continue restrizioni, come testimoniano le conversazioni con l’amica Aisha, in Italia Tamina deve affrontare ostacoli ben diversi: la paura dell’acqua, la difficoltà a conciliare i sentimenti per Roberto con l’amicizia per Elena, la voglia di praticare sport, contrastando le cattiverie di Frank che con il suo comportamento geloso minerà la solidità del gruppo. Ma l’amicizia e il potere dello sport quale elemento di unione e condivisione, riescono ad avere la meglio. Il campo diviene un luogo di riappacificazione, terreno dove non c’è spazio per la guerra e dove tutte le controversie vengono appianate.
Attraverso un linguaggio semplice, una narrazione lineare, uno sviluppo prevedibile, una caratterizzazione troppo marcata dei personaggi, che si dividono in buoni e cattivi, la serie si concentra sulle sensazioni e sulle situazioni tipiche di quell’età, trasmettendo valori positivi come amicizia, famiglia, solidarietà, rispetto per cultura e religione, tenacia nel perseguire sogni e obiettivi. Tutti temi molto cari alla serie Crush che, ancora una volta, sottolinea la sua mission principale: quella di essere Stand by me, un utile strumento per invitare alla riflessione e invogliare i ragazzi a una maggiore comprensione del mondo intorno a loro.
Marianna Ninni
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