CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Trovate la recensione delle stagioni precedenti qui.
La trasposizione dell’autobiografia del veterinario James Herriot, dedicata alla sua vita nell’incantevole Yorkshire degli anni Trenta, giunge alla sua terza stagione. Dell’improbabile compagnia composta da Herriot, dai suoi colleghi Siegfried e Tristan Farnon e dalla governante Mrs. Hall, entra ora a far parte la locale allevatrice Helen, già conosciuta nei precedenti episodi.
Anche se James non è più né il forestiero, né il giovane apprendista dei primi giorni, la sua arte medica è messa alla prova dall’incalzare di un’epidemia di tubercolosi bovina. E mai come ora la storia, che ha sempre narrato quanto nel soccorrere il bestiame il veterinario si faccia medico di sé stesso, fa discendere James e gli altri al fondo delle loro piaghe. Complice di quest’intensificazione drammatica, pur trattata con assoluta discrezione, sono le campagne attraversate dai soldati. È il 1939: la guerra sta per fare ritorno.
Se già nelle precedenti stagioni era chiaro, in quest’ultimo ciclo di episodi lo è ancora di più: l’autentica novità nella vita di James – le «creature grandi e piccole» oggetto della sua sorpresa – non sono territorio e fauna, bensì le persone. Ciò che James ottiene da loro non è appena una casa, un’oasi di pace, una comunità (contro ogni pronostico) benevola e accogliente, ma l’inaugurazione di una nuova storia. La meraviglia sottesa al titolo non è né l’attonita contemplazione di un idillio, né l’immergersi in un beato quieto vivere: è lo scoprirsi coinvolti in un cammino, l’accorgersi di essere diventati qualcuno che non si immaginava. Inavvertitamente o meno, Creature grandi e piccole evidenzia il nesso paradossale tra il possesso di radici profonde e la possibilità che si spalanchino orizzonti nuovi. Tra i due sussiste una proporzionalità diretta: quanto più stabili le fondamenta, tanto più è possibile salpare per un’avventura. Avventura a cui è connaturato l’essere assieme, dal costruire un’impresa comune (contro il diffondersi della tubercolosi), all’aiutarsi a guardare la guerra negli occhi. Qui la vera stoffa della nuova «casa» di James.
E se il vero ammalato in attesa di guarigione non è l’animale ma l’essere umano, la nuova famiglia di James conosce un trattamento speciale cui ricorrere. Si tratta di qualcosa che la storia lascia intendere da sempre: che una persona, per essere risanata, dev’essere amata. Laddove non lo fosse, la sua attitudine, nei confronti propri e altrui, o la sua modalità di approccio al lavoro e ad altri problemi ne escono deformati. Quand’anche lo fossero per altre ragioni, in mancanza del corretto – indispensabile – rimedio, peggiorano: è quanto emerge nella terza stagione, che nel sondare con più acume la cronica titubanza di James, la scorbutica intrattabilità di Siegfried o l’eterna fanciullezza di Tristan, ne registra il bisogno di essere investiti da una stima che oltrepassi le loro miserie, nonché la scarsa o errata considerazione che spesso hanno di sé. Pena l’ulteriore compromissione della loro facoltà di amarsi o amare a loro volta. E di fronte alla sofferenza celata in taluni comportamenti, la serie sembra volersi fare dirimente: essere amati è la precondizione – e non la conseguenza o il premio – di ogni guarigione umana.
Non si tratta di una stucchevole scorciatoia. A prima vista, Creature e grandi e piccole può infatti sembrare un racconto spensierato e ignaro della sofferenza: l’affresco di un’utopia. A offrire spunti per crederlo sono diversi fattori, non ultimo il suo procedere per proverbiali understatement, cioè per volontarie attenuazioni della gravità di un dato dramma. Ma dove c’è malattia, fisica o interiore, non può certo esserci utopia. E nella terza stagione, le attenuazioni sono perlopiù rimosse: si tratta semmai di prudente delicatezza. D’altronde, oltre a trattare di un inarrestabile e potenzialmente devastante contagio negli allevamenti, la serie si predispone a testare la propria saggezza a un ulteriore banco di prova: il conflitto bellico, di cui per ora si raccontano soltanto i prodromi e le prime, indirette, conseguenze. Trama e profondità tematica sono dunque in crescendo, segno che Creature grandi e piccole non ha smarrito la sua strada. C’è da sperare che non la perda proprio ora: ora che si appresta a svelarci se il suo segreto elisir per uomini martoriati funziona anche per i popoli in guerra.
Marco Maderna
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