CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
La famiglia Borghi, genitori e quattro figli, sembra vivere un’esistenza tutto sommato tranquilla, sebbene la madre Anna sia ormai da sette anni in uno stato di coma permanente. Il giorno del suo compleanno, però, molti nodi vengono al pettine. La ricca nonna, che fino a quel momento aveva accettato di mantenere tutta la famiglia, decide di tagliare ogni aiuto, se Guido, il padre, non accetterà di porre fine alla ormai, secondo lei, misera esistenza della figlia. Determinato a tenere la moglie accanto a sé per il bene dei figli, Guido decide di andare avanti da solo, pur essendo in forte difficoltà economica, e sarà costretto ad accettare l’aiuto di una misteriosa infermiera giunta all’improvviso. La donna, però, nasconde un terribile segreto che renderà ancora più complicata la situazione.
La serie, ben confezionata, indaga le diverse problematiche familiari e i rapporti tra generazioni senza dare nulla per scontato e dipingendo i personaggi con profondo realismo. La figura di Anna e la sua difficile condizione mette in scena con onestà la tematica del fine vita, fornendo allo spettatore diversi spunti di riflessione. Il giallo attorno a cui si snoda l’intera vicenda rende la narrazione dinamica e coinvolgente.
Un buon prodotto che racconta i valori e le contraddizioni della famiglia contemporanea offrendo numerosi elementi per un dialogo costruttivo.
La narrazione si svolge su più piani: il presente in cui Anna necessita di assistenza continua e i figli sono adolescenti, il momento in cui sette anni prima è entrata in coma, e il passato in cui ha conosciuto Guido. Il mistero che avvolge l’intera vicenda si interseca tra i diversi piani temporali, mantenendo vivo l’interesse del pubblico, e sottolinea l’importanza delle scelte compiute in un determinato momento, scelte che inesorabilmente ricadono sulla propria vita e su quella di chi viene dopo, in questo caso i figli.
Ma al di là del giallo, espediente narrativo molto riuscito, la questione risuona sulla vita dei protagonisti ben più in profondità. Anna ha sempre voluto affrancarsi dai ricchi genitori, in un desiderio di indipendenza e libertà che ha finito per farla avvicinare a Guido, ragazzo semplice e in tutt’altra situazione economica, eppure desideroso egli stesso di liberarsi del padre.
Insieme hanno voluto creare una nuova famiglia, contando sulle proprie forze, e questo è stato evidentemente trasmesso ai figli. I quattro ragazzi sono infatti personaggi volitivi, che a modo loro, anche se ancora inconsapevolmente, combattono per degli ideali positivi. Eppure ciascuno da una parte abbraccia, dall’altra subisce le scelte dei genitori. Francesca, la maggiore, che mai rinuncerebbe a prendersi cura della madre, finisce talvolta per prenderne il posto rinunciando alla propria giovinezza e rischiando di rimanere incastrata in scelte poco ponderate.
Jacopo, il secondo, appena maggiorenne, non ha ancora capito che cosa vuole dalla vita, in bilico tra l’essere il bravo ragazzo che il padre vorrebbe, e il ribelle che taglia i ponti con tutto. Dentro di lui combattono in realtà le due nature di Guido: anche lui ha dovuto scegliere a suo tempo, e ora, anche se vorrebbe, non può risparmiare la battaglia al figlio.
Sole è invece la classica prima della classe, evita gli eccessi e punta solo al successo scolastico. Anche lei però dovrà fare i conti con la confusione adolescenziale (forse non è poi così matura come crede) e con le conseguenze di azioni compiute sull’onda dell’istintività, che la porteranno a crescere molto prima del tempo.
Michele è il piccolo di casa, un punto di vista innocente sull’intera vicenda, molto attaccato alla madre e forse, più di ogni altro, quello che ha bisogno di averla vicino. I suoi interventi, all’apparenza ingenui, nascondono invece una profonda saggezza.
E infine tra i protagonisti c’è Agata, ragazza abbandonata che entrerà all’improvviso a far parte della famiglia. Alla perenne ricerca di una figura genitoriale, Agata incarna un’esistenza priva di radici che trova nei Borghi un punto saldo, una roccia attorno a cui ricostruire la propria esistenza tormentata. Attraverso questo personaggio, il valore di rapporti familiari stabili viene riscoperto con profondo realismo e verità.
La linea più interessante è quella che approfondisce il tema del fine vita. Può avere senso tenere in vita una persona che da sette anni vive attaccata a una macchina e non mostra alcun segno di percepire l’esterno? Per i figli è utile avere la madre in casa e doversi occupare di lei o è solo un macigno su un’esistenza già abbastanza difficile? Le immagini parlano più delle parole. Tutto nella fiction è volto a sostenere l’importanza di Anna nella vita della sua famiglia: perché può benissimo essere che il punto di luce attorno cui tutto gira sia in realtà il più silenzioso e discreto, e non per questo meno fondamentale. La voice over di Anna, che esprime i suoi sentimenti, è inoltre un buon espediente narrativo per esprimere come, anche dormendo, la donna possa sentire e percepire tutto, addirittura trasmettendo calore e amore.
Altre tematiche, come il rapporto tra adulti e adolescenti, l’importanza di una paternità e maternità responsabili, il complicato rapporto tra generazioni diverse, costituiscono i fili sottili di una narrazione ben strutturata, e aprono numerosi spunti di riflessione.
Ilaria Giudici
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