Barbari


Qualità generale:
Qualità educativa:


IDEATORE: Arne Nolting, Jan Martin Scharf, Andreas Heckmann
INTERPRETI: Laurence Rupp, Jeanne Goursaud, David Schütter
SCENEGGIATURA: Arne Nolting, Jan Martin Scharf, Andreas Heckmann
PRODUZIONE: studio Gaumont, Netflix
ANNO DI USCITA: 2020-in corso
STAGIONI: 1 (6x41-51')
PRIMA MESSA IN ONDA: Netflix
DOVE SI PUÒ VEDERE ORA: Netflix
GENERE: storico, drammatico

Età cui è rivolta la serie (secondo noi): >16
Presenza di scene sensibili: numerose scene di violenza, alcune scene in cui vengono utilizzati alcolici, alcune scene di autolesionismo e suicidio, un paio di scene a contenuto sessuale e di nudo parziale, utilizzo di turpiloquio nei dialoghi

Nel 9 d.C. le tribù germaniche subiscono l’oppressione sempre più stringente dell’esercito romano, sotto la guida del generale Varo. La storia si apre con il palese malcontento di Segimer, reik (leader) dei Cherusci, per l’ennesima richiesta di tributi da parte dei romani, goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione e scatena nel corso degli episodi il sentimento di rivolta che porterà romani e barbari ad affrontarsi nella famosa battaglia di Teutoburgo.
Con queste premesse la serie vuole fin da subito raccontare uno spaccato di storia romana dal punto di vista dei popoli conquistati, volendo esplicitamente sfatare il mito di una romanità illuminata e tollerante.
Da parte loro, però, i barbari sono tutt’altro che uniti: le varie tribù si trovano in continuo scontro a causa di incomprensioni e rivalità, immerse in ferite ancestrali e riti religiosi oscuri e crudeli.
In questo scenario dove è quasi impossibile individuare buoni e cattivi, si intrecciano le vicende dei protagonisti: tre ragazzi Cherusci – Aris, Thusnelda e Folkwin – uniti da un antico patto di sangue e ora divisi da fredde autorità superiori.
La trama purtroppo si dimostra da subito poco convincente, con colpi di scena prevedibili e un intreccio poco strutturato. I dialoghi sono troppo semplici e privi di una vera riflessione profonda. La forte presenza di violenza, anche auto-inflitta, rischia di creare modelli negativi per un pubblico giovane. La totale assenza di una direzione positiva smorza la tensione narrativa e l’interesse nel seguire lo sviluppo degli eventi.

 

 

Approfondimento

La prima e più importante debolezza della trama di Barbari è il tema di fondo. Un messaggio profondamente negativo che pone le basi per la fragilità generale dell’intero racconto. Tutto muore, tutto finisce, niente dura per sempre. Parole oscure e ineluttabili che pesano costantemente sugli avvenimenti e sull’anima dei diversi personaggi.

Polvere sei e polvere tornerai

Perché vivere? Perché combattere? Perché amare? Perché sperare? Perché infine raccontare una storia? Ovvio, la certezza che tutto finisce porta ai barbari la speranza che prima o poi Roma possa cadere, ma contemporaneamente pone già le basi per la loro stessa fine e, quindi, crea nello spettatore una mancanza di vera attesa per lo sviluppo degli eventi. Non c’è in sostanza un vero e proprio scopo che i protagonisti intendono raggiungere, se non la sconfitta dei romani, nella certezza di essere poi distrutti a loro volta dal proprio popolo.
Inoltre un budget non eccessivo ha probabilmente determinato una riduzione degli ambienti e dei mezzi, creando una sensazione quasi claustrofobica degli avvenimenti e determinando la debolezza di alcune scene che avrebbero necessitato un maggior numero di personaggi.
La trama, che avrebbe potuto essere più articolata, è ridotta invece a snodi fin troppo semplici e colpi di scena non sempre efficaci.

Divinità vendicative e sanguigne

È apprezzabile forse il tentativo di approfondire gli usi e costumi di romani e germanici: la difficoltà di vita nelle legioni, il rapporto tra romani e popoli sottomessi, le differenze religiose. Le divinità romane vengono messe in contrapposizione a quelle germaniche e, mentre le prime si riducono a statuette mute e prive di efficacia, le seconde appaiono ora vive, attraverso una poco probabile eppure molto presente sacerdotessa, ora ridotte a cupe superstizioni. I sacrifici di sangue e i patti indissolubili vengono presentati come tratti distintivi della religione germanica e, sopra ogni cosa, ci si deve comunque aspettare la vendetta degli dei.

Un claudicante spin-off della storia romana

Insomma, questa prima stagione di Barbari si rivela un po’ fragile nel panorama dei prodotti di genere storico, sebbene si possa valorizzare l’idea di mostrare un lato nuovo della storia romana. Nonostante i limiti tecnici e la notevole presenza di violenza, si potrebbero comunque trovare alcuni spunti interessanti. Uno dei protagonisti, Ari, si trova a metà tra la tradizione germanica e quella romana e di entrambe conosce i limiti e i pregi. Attraverso di lui si possono intuire le ragioni di entrambe le parti e tentare una riflessione sul valore delle proprie origini, il rispetto dell’autorità, l’importanza della paternità di sangue. Nei complicati intrecci relazionali dei protagonisti si potrebbe invece riflettere sull’importanza dell’amicizia, dell’onestà e del rispetto reciproco.

Ilaria Giudici

Temi di discussione

  • Buon governo e cattivo governo: libertà dei conquistati, tolleranza dei conquistatori;
  • Relazioni affettive di convenienza e relazioni pure;
  • Sentimento di appartenenza a un popolo e alle sue tradizioni;
  • Paternità e rispetto dell’autorità;
  • Riti romani, riti barbarici. Riflessione sul senso e il valore della religione;
  • Valore dell’amicizia: onestà e rispetto.