CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Curiosa la storia di questa serie animata, prodotta da Nickelodeon in tre stagioni andate in onda dal 2005 al 2008 (in Italia tra il 2008 e il 2010) e premiate con un Emmy nel 2007, riproposta di recente da Netflix e diventata un autentico fenomeno negli Stati Uniti, dov’è stata per varie settimane tra i titoli più visti e argomento di tendenza su Twitter. I media statunitensi l’hanno incoronata come una delle migliori serie degli ultimi vent’anni. In effetti Avatar (titolo originale: Avatar. The Last Airbender) è un prodotto di alta qualità, che si rivela adeguato non solo ai più piccoli, fruitori naturali dei titoli di animazione, ma anche al pubblico degli adolescenti: racconta infatti con efficacia una vicenda avventurosa con soluzioni graficamente ineccepibili e una narrazione densa di particolari tutt’altro che banali.
La storia è ambientata in un mondo dalle sembianze orientali, dove quattro regni – Acqua, Aria, Terra e Fuoco – coesistono pacificamente fino a quando la Nazione del Fuoco non decide di scatenare una sanguinosa guerra di conquista. Le speranze di far cessare il conflitto sono tutte riposte nell’Avatar, un individuo con poteri speciali che ha il compito di mantenere l’equilibrio tra i vari regni. Dopo varie figure leggendarie che si sono succedute nell’incarico sin dai tempi antichi, per cento anni il mondo non ha avuto nessun avatar e la guerra ha imperversato. Ora il testimone è nelle mani di Aang, un ragazzino di dodici anni che riemerge misteriosamente dai ghiacci, ritrovato da due piccoli membri della tribù meridionale dell’Acqua, i fratelli Katara e Sokka. Lentamente Aang si rende conto della sua missione: da qui comincia un viaggio che percorre le tre stagioni della serie, nel corso del quale Aang dovrà imparare a dominare i vari elementi che ancora non conosce – l’acqua, la terra e il fuoco – per riuscire ad affrontare il perfido Signore del Fuoco Ozai e cercare di ristabilire la pace. Ma la sfida più difficile sarà imparare il dominio di sé, arte indispensabile per sfruttare al meglio i propri poteri.
Avatar. La leggenda di Aang è una serie adatta a tutta la famiglia, con ambientazioni, colpi di scena e personaggi in grado di appassionare anche gli adulti.
Una vicenda all’apparenza piuttosto scontata, che invece rivela a chi la segue una costruzione del mondo estremamente accurata. Una sceneggiatura senza sbavature e ricca di dettagli umoristici e personaggi che si evolvono secondo percorsi sorprendenti. Il giovanissimo Aang ama divertirsi, prende con molta ironia la sua missione e cerca ogni pretesto per giocare e rallegrare chi gli sta intorno. Viaggia su un bizzarro bisonte volante di nome Appa ed è inseparabile dal suo lemure Momo.
Scritto da Michael Dante DiMartino – che è anche produttore – e di Bryan Konietzko, Avatar si avvale per qualche episodio della regia di Dave Filoni (che conosciamo per The Mandalorian) ed è diviso in tre stagioni rigidamente definite sulla base degli elementi che le caratterizzano. In ognuna di esse Aang, che è un dominatore dell’aria riuscendo a modellare a piacimento i flussi e i venti, dovrà imparare a “dominare” gli elementi che ancora non conosce. Il primo è l’acqua, e la sua maestra è proprio la piccola Katara. Con lei e con il suo scapestrato fratello Sokka, Aang partirà alla ricerca di nuovi maestri.
I tre protagonisti attraversano mondi immaginari che hanno poco da invidiare alle pluripremiate ambientazioni dello studio giapponese Ghibli: la ricostruzione dell’immensa capitale del Regno della Terra, Ba Sing Se, è uno degli esempi migliori, come anche gli altissimi templi dei nomadi dell’Aria e la battaglia finale, che vede in campo bizzarri veicoli volanti e una flotta di navi riprodotte nei minimi dettagli. All’interno di questi scenari si dipanano le avventure dei numerosi personaggi: il principe Zuko, esiliato da suo padre il Signore del Fuoco, e accompagnato dal fedele zio, all’apparenza un vecchietto bonario che invece riserverà non poche sorprese; la perfida Azula, sorella di Zuko; la dominatrice della Terra, Toph, ragazzina cieca, che proprio per questo riesce a “sentire” meglio di chiunque altro il contatto con il suolo su cui si muove e sa manipolarlo a suo piacimento. Il tutto condito da una certa dose di ironia e da una visione di fondo estremamente positiva e incoraggiante.
In Avatar si incrociano i riferimenti culturali più disparati: dalla cultura cinese e giapponese a quella dei nativi americani, con qualche riferimento anche alle tribù eschimesi (cui sembrano ispirarsi i dominatori dell’acqua). La visione dell’uomo s’ispira alla filosofia buddista (lo stesso Aang ha sembianze che ricordano quelle di un monaco zen), ed è esplicita nell’episodio in cui il protagonista impara la funzione dei diversi chakra (i punti di raccolta dell’energia all’interno del nostro corpo) diventando capace, grazie a questa nuova conoscenza, dell’abilità più elevata: il dominio dello stato dell’avatar in cui si trova alla sua massima potenza, che in varie occasioni si rivelerà decisivo per salvarlo.
Stefania Garassini
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