A Man on the Inside è la storia di Charles, un professore in pensione provato dalla straziante perdita della moglie a causa delle conseguenze legate al morbo di Alzheimer. La sua vita quotidiana finisce per chiudersi in una zona di comfort priva di emozioni e soprattutto di contatti con l’esterno, fino a quando la figlia Emily non lo spinge a cercarsi un hobby. Allora Charles risponde all’annuncio di Julie, la titolare di un’agenzia investigativa e inizia così un’improbabile attività di spionaggio all’interno di una clinica per anziani di San Francisco, la Pacific View. Il suo obiettivo è scoprire chi sia il responsabile del furto di una preziosa collana, ma ben presto l’incarico passa in secondo piano perché è il rapporto umano con gli altri ospiti della struttura a cambiare la sua esistenza.
A Man on the Inside è soprattutto una spy comedy, ispirata dal documentario cileno El Agente Topo, diretto da Maite Alberdi, che racconta la storia di un infiltrato in una casa di cura per indagare su presunti maltrattamenti subiti dagli ospiti. Charles condivide con il protagonista del documentario, Sergio, uno sguardo acuto e puro, capace di stringere rapporti umani veri, al di là dell’obiettivo da perseguire. Tra un momento comico e l’altro, lo show affronta temi delicati, come l’importanza delle relazioni per e tra gli anziani, la gestione della malattia in famiglia, il rischio di burnout legato alle professioni di assistenza e dei caregiver, il dolore della perdita, il rapporto tra genitori e figli adolescenti. Un racconto sempre delicato ed equilibrato, senza scene di violenza, sesso o turpiloquio: la visione è quindi adatta a un pubblico molto ampio, a partire dalla preadolescenza.
La serie ha una durata di 8 episodi di circa mezz’ora l’uno, un format abbastanza diffuso nel genere comedy e che garantisce grande visibilità. Uno dei pregi principali è proprio la fluidità della visione, favorita da un tessuto narrativo guidato dalle scelte tipiche del genere: stacchi musicali ripetuti per introdurre i momenti salienti, siano essi investigativi o comici; stacchi dall’azione dopo gag e momenti umoristici; twist non solo imprevedibili, ma anche improbabili (nel senso che sovvertono le aspettative dello spettatore); protagonisti con personalità eccentriche e bizzarre. Lo spettatore è sempre guidato nella visione da inquadrature d’ambientazione che localizzano l’azione: l’obiettivo è rendere la fruizione immediata e piacevole. Dato l’assist lanciato nel finale dell’ottavo episodio e l’ottimo successo di pubblico e di critica, è ipotizzabile che questa non sarà l’unica stagione della serie.
Lo show permette di esplorare un ventaglio di temi legati ai rapporti familiari. Forse i momenti più riusciti sono quelli in cui compaiono i tre figli di Emily, brevi spaccati realistici dei rapporti odierni tra genitori e figli adolescenti. I rapporti tra Charles ed Emily – ma in generale tra gli ospiti della struttura e i loro figli – sono peraltro significativi di possibili problematiche (distanza, impegni lavorativi, difficoltà comunicative). Del resto comunicare le proprie emozioni non è mai facile per nessuno, come ci ricorda il marito di Emily, parlando con la moglie al telefono: “Sai, in questo non è bravo nessuno. E’ impossibile. O sei una persona che ci prova o sei una persona che evita la cosa. E tu sei una persona che ci prova. Ed è fantastico”.
La Pacific View è una casa di cura modello, con uno staff efficiente, gestito in modo impeccabile da Didi. Il suo personaggio con il passare degli episodi acquista spessore e ci permette di affrontare il discorso della leadership e della gestione dei collaboratori. Didi ha la capacità di farsi carico delle problematiche della struttura e delle persone, siano esse dipendenti o ospiti: si interessa di tutti e di ciascuno e non esita a superare gli ostacoli imposti dalla burocrazia a proprie spese.
Tra i temi sviluppati c’è la dolorosa accettazione della fragilità e della malattia e più in generale del trascorrere del tempo, che solleva anche la questione del ruolo degli anziani nelle nostre comunità. La serie decide volutamente di bandire ogni discorso di natura economica, per concentrarsi sul benessere relazionale, ma sarebbe un errore pensare che una prospettiva escluda l’altra o la sottovaluti.
Fabio Radaelli
Temi di discussione: