Arianna comincia la scuola media piena di speranza per un nuovo inizio, ma le difficoltà incontrate alle elementari si ripresentano il primo giorno di scuola. La diagnosi è inequivocabile: dislessia. La ragazzina infatti entra in panico durante le interrogazioni, in particolare quando si trova a dover leggere ad alta voce, dalla lavagna o da un libro stampato. Attraverso il teatro e un nuovo gruppo di amici riuscirà ad affrontare le sue difficoltà.
Alle elementari Arianna ha subito diversi episodi di bullismo dovuti alle sue difficoltà didattiche, ma alle medie è certa che nessuno possa più prenderla in giro. Scoprirà però che nella stessa scuola è iscritta anche la sua peggior nemica, che non perde occasione di farle notare i suoi limiti.
Nessuno pare essersi accorto fino a quel momento del suo reale problema, ed è grazie ad un corso di teatro a cui viene costretta ad iscriversi da un’amica che troverà la strada per affrontare le difficoltà. L’insegnante infatti è molto competente e suggerisce immediatamente alla famiglia di svolgere alcuni test: la diagnosi di dislessia è immediata e senza ombra di dubbio.
Arianna non accoglie di buon grado la notizia. Teme infatti di essere discriminata dai compagni e di subire ulteriori atti di bullismo. Eppure col tempo, grazie al teatro e ad un nuovo gruppo di amici, imparerà ad accettarsi e mettere a frutto tutte le sue potenzialità.
La serie, rivolta ai giovanissimi, presenta alcuni punti di forza e qualche debolezza. Sicuramente il teatro viene presentato come una risorsa preziosa per la maturazione dei ragazzi, in una fase così delicata della crescita. Ciascun protagonista può affrontare le proprie paure e fragilità attraverso un percorso teatrale guidato dall’insegnante esperta e trasformarle in punti di forza. Inoltre il laboratorio teatrale è un’occasione ottima per creare legami importanti e di sostegno per il futuro. Sempre attraverso la recitazione guidata dall’adulto, i giovani potranno conoscersi a vicenda in maniera più approfondita superando pregiudizi e antipatie.
Infine l’affronto delle tematiche relative ai disturbi dell’apprendimento è messo in scena in una modalità fresca e coinvolgente, anche se, forse per motivi drammaturgici, talvolta si rischia di enfatizzare il problema che ad oggi non è quasi più un tabù per le nuove generazioni.
Se è vero infatti che una diagnosi precoce è importante per favorire l’apprendimento e lo sviluppo armonico del ragazzo, è pur vero che ormai le certificazioni sono talmente diffuse che i soggetti non vengono quasi più percepiti come “diversi”.
Riguardo ai limiti del prodotto, invece, si segnala l’utilizzo precoce ed eccessivo degli smartphone. Qui i mezzi tecnologici vengono presentati come una risorsa, come un luogo in cui rifugiarsi per ritrovare la fiducia in sé stessi. Nella realtà sono invece proprio gli strumenti più dannosi per chi ha disturbi dell’attenzione.
La narrazione è continuamente interrotta dalle stories che i ragazzi girano e pubblicano all’istante sui loro canali social, con tanto di indici di gradimento e calcolo dei followers. Anche in classe i protagonisti appaiono molto spesso intenti a chattare tra loro, noncuranti della lezione. I professori si limitano a lanciare occhiatacce torve, senza mai far riferimento alla normativa scolastica che pone il divieto assoluto per l’utilizzo dei dispositivi mobili in ambienti scolastici.
Sonia Aloisi
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