Cinque minuti prima racconta le vicissitudini sentimentali (e soprattutto sessuali) di un gruppo di adolescenti, all’ombra della Mole Antonelliana. Al centro c’è Nina, figlia unica, brava ragazza, con una grande passione per il fumetto e una paura paralizzante nei confronti del sesso, che la fa sentire sbagliata e la fa bloccare “cinque minuti prima”, appunto, del momento fatidico. Attorno a lei si colloca tutta una costellazione di ragazzi, uniti tra loro da una serie di rapporti complicati. C’è la migliore amica Julia – studentessa modello, che fa fatica a conciliare gli impegni scolastici e familiari da cui si sente sempre più oppressa – che sta con Omar, che però prova qualcosa per Simone, amico omosessuale di Nina e Julia. A sua volta, Omar è amico di Alberto, che sta con Nina, la quale però forse prova qualcosa per Nicola, un tipo alternativo che lavora in una fumetteria e ha una relazione di sesso e amicizia con Daniela (che probabilmente è bisessuale). Nonostante la serie, che è stata definita “la risposta della Rai a Skam Italia”, parli apertamente di sesso, è evidente come quest’ultimo non sia altro che il riflesso, fragile e raramente soddisfacente, delle relazioni complesse e delle problematiche vissute dai protagonisti, alle prese con le difficoltà del diventare grandi, del capire chi sono e cosa desiderano davvero, di trovare il loro posto nel mondo. Peccato che questo messaggio rimanga talmente in nuce che solo l’adulto riesce, forse, a decodificarlo correttamente, mentre l’adolescente medio – a cui la serie si rivolge – rimane al livello superficiale, in cui il sesso (che viene normalizzato, e banalizzato, in ogni sua pratica) non sembra altro che un traguardo da raggiungere per essere come gli altri.
Secondo le parole del regista Duccio Chiarini, l’intento alla base della serie era quello di “raccontare la spaesata fragilità con cui tanti adolescenti vivono ancora oggi le loro prime esperienze sessuali, nonostante molte rappresentazioni superficiali li descrivano come una generazione assai disinibita”. Ecco, guardando Cinque minuti prima si ha l’impressione che i protagonisti – che pure, ad eccezione di Nina, sembrano muoversi con disinvoltura tra sexting, porno e sex toys – siano molto meno disinibiti di quanto non appaia a prima vista. Il sesso è visto da loro come una sorta di performance, un traguardo da tagliare per non sentirsi sbagliati e fuori posto. O, almeno, così è come la vede Nina, convinta di avere una malattia perché, ogni volta che ne avrebbe l’occasione, non riesce ad arrivare al dunque.
Probabilmente, invece, lei è l’unica a percepire con forza che, a questa finta narrazione del sesso così diffusa tra gli adolescenti, manca una componente fondamentale: ovvero una vera dimensione relazionale, cioè il fatto di volersi donare completamente a un’altra persona. Non a caso, Nina sta con Alberto, ma non ne è davvero innamorata. E il sesso senza sentimento è un po’ quello che accomuna tutti i personaggi: da Omar, che fa fatica a portare a termine un rapporto con la fidanzata, perché forse ha scoperto che gli piacciono i maschi, a Daniela, che si mostra aperta e disinvolta, sempre pronto a un po’ di “sesso senza impegno”, mentre invece quello che vorrebbe è che Nicola si accorgesse dei sentimenti che prova per lui.
Proprio Nina – con i suoi dubbi, le sue incertezze, ma anche il suo esserci sempre per dare una mano agli altri – è il cuore della serie, interpretata da una bravissima Tecla Insolia. Nina è la classica brava ragazza, abituata a soddisfare le aspettative degli altri e senza particolari grilli per la testa, se non la passione per il fumetto, che diventa lo specchio dei suoi veri sentimenti e della confusione (soprattutto sessuale) che lei e i suoi amici vivono quotidianamente. Le tavole del fumetto, a volte parzialmente animate, sono anche il fil rouge che collega tutti gli episodi e che conferisce alla serie un look visivo molto particolare.
Differentemente da altri teen drama, soprattutto americani, Cinque minuti prima non rinuncia a mettere in scena anche le figure adulte. Nina ha due genitori presenti, che si amano e si sforzano di ascoltarla e di comprenderla. Spesso sbagliano, magari faticano a trovare le parole giuste, ma almeno ci provano. Più sbiadite risultano invece le altre figure genitoriali: la mamma di Nicola, che ha una relazione complicata con il fidanzato, i genitori di Julia, che non si accorgono che il sovraccarico quotidiano a cui è sottoposta la figlia è ormai diventato insostenibile… Fortemente inadeguata, poi, risulta la figura della psicologa scolastica che, ogni volta che Nina la cerca per parlarle dei suoi dubbi in campo sessuale, appare sempre di corsa e si limita a darle qualche consiglio buttato là, come “guardati un porno” o “prova a toccarti per capire cosa ti piace”, come se il problema fosse tutto riconducibile, ancora una volta, alla mera dimensione fisica.
Nonostante la serie risulti piuttosto problematica specialmente nei confronti del suo pubblico di riferimento (quello adolescenziale), Cinque minuti prima può apparire un prodotto interessante per tutte quelle figure (genitori in primis, ma anche insegnanti ed educatori) che si occupano degli adolescenti e che spesso faticano a trovare la chiave giusta per comunicare con loro, specialmente su un tema ancora tabù come il sesso. Un monito, insomma, a non rinunciare a intavolare un discorso che, per quanto difficile, è imprescindibile per compiere scelte consapevoli e non dettate da quello che gli altri si aspettano da noi. E, soprattutto, per non andare a cercare risposte, spesso fuorvianti, in una serie tv.
Cassandra Albani
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