CONSIGLIATO DA ORIENTASERIE
Chi non ricorda il grande Tom Selleck sfrecciare con una Ferrari 308 GTS rossa fiammante lungo la costa di un’isola paradisiaca delle Hawaii? Chi non ricorda i suoi bisticci con l’inflessibile Higgins, il maggiordomo della tenuta di Robin Masters? Ed ecco che i creatori di Hawaii Five-O e del reboot di MacGyver ci riportano sulle spiagge delle Hawaii e a bordo di una Ferrari 488 spider per rivivere nuove avventure di questo particolarissimo investigatore privato. Questa volta il ruolo del protagonista è affidato a Jay Hernández, un attore di origini messicane, e quello di Higgins a un’ atletica giovane inglese – che contrasto rispetto alle camicie safari e alla pancetta dell’altro Higgins! –, l’attrice Perdita Weeks. Immancabili al suo fianco, i due commilitoni Rick (Zachary Knighton), ora proprietario di un bar alle Hawaii, e l’afroamericano T.C (Stephen Hill), che ha aperto una compagnia di elicotteri per giri turistici nell’arcipelago.
Se il primo Thomas Magnum era un reduce dal Vietnam, ora è un ex tenente dell’intelligence dei Navy Seal, reduce da una dura prigionia in Afghanistan. Nella backstory, rivissuta attraverso vari flashback, compaiono reclusi assieme a lui i suoi amici Rick e T.C., in una detenzione aggravata dall’amarezza di essere lì per il tradimento della fidanzata di Magnum, un’ex agente della CIA (interpretata da Jordana Brewster, star di Fast & Furious).
Dietro questa semplice apparenza e dietro alle critiche che può subire il reboot di una serie così famosa, il Magnum P.I. interpretato da Jay Hernández offre dei forti contenuti educativi e dei valori fondamentali: il sacrificio per gli amici, il mantenere la promessa data, il fare una cosa buona perché è giusto e non per ottenere una ricompensa.
“Dove ci sono gli amici lì è la tua casa” dicono i protagonisti in un episodio della prima stagione. Magnum P.I. è essenzialmente una serie sull’amicizia: quella che c’è tra Thomas Magnum, Rick e T.C. Tutti desidererebbero degli amici come loro, generosi e pronti ad aiutare, e tutti vorrebbero un amico come Thomas Magnum, un uomo che davvero conosce il senso della parola “gratuità”.
Alla fine della guerra e della traumatica esperienza della prigionia, i tre, su suggerimento di un quarto commilitone, Sebastian Nuzo, decidono di ritirarsi alle Hawaii, che diventeranno la loro nuova casa giusto perché sono lì assieme.
Thomas viene assunto dal famoso scrittore Robin Masters come responsabile della sicurezza della sua splendida tenuta di Oahu. Robin Masters non compare mai: il suo volto rimane un mistero, ma sappiamo che il suo successo come romanziere deriva da una serie di straordinarie avventure che hanno come protagonista un cavaliere senza macchia, White Knight, ispirato proprio a Thomas Magnum.. Se il padrone di casa nutre grande stima per l’affascinante Navy Seal non è così per Juliet Higgins, affascinante giovane donna che fa da maggiordomo (house manager, ma lei preferisce dire maggiordomo) della tenuta, nonché ex agente MI6, per il quale Thomas Magnum è soltanto uno scroccone che approfitta della generosità dello scrittore. Ma… è proprio così? A poco a poco Higgins imparerà che, dietro al suo essere perennemente senza soldi, sta il fatto che molto spesso Thomas agisce non per denaro ma per soccorrere chi è in difficoltà. Higgins capirà che dietro a quella maschera scanzonata c’è davvero quel “White Knight” descritto da Robin nei suoi romanzi.
Thomas è un uomo ordinario capace di fare cose straordinarie, rimanendo nell’ombra. Ogni puntata trasmette valori importanti. Il tema del sacrificio è ricorrente, in particolare il sacrificio dei militari, i quali spesso tornano a casa mutilati nel corpo e nell’animo.
I nostalgici della serie originale sono stati un po’ spiazzati. Certo, questo Magnum ha perso un po’ delle sfumature, della malinconia, e il voice over del protagonista non ha più quelle riflessioni articolate del primo. Certo, Higgins forse non è più quel curioso inglese, che Thomas più volte sospettava essere lo stesso Robin Masters, reduce da molte guerre e dai racconti infiniti e pieni di dettagli che annoiano a morte Thomas e i suoi. Sì, qualcosa si è perso, come del resto è inevitabile in un remake. Eppure, qualcos’altro si è guadagnato: c’è molta più allegria, ironia, ed emerge una visione positiva del mondo nonostante il male in esso presente. Magnum P.I. offre un intrattenimento spensierato, leggero, che non inquieta, con immagini che non turbano e che, dopo ogni puntata, lasciano di buon umore e con un senso di speranza. Guardando la serie viene in mente una delle definizioni più classiche dell’amicizia, quella contenuta in un testo classico di Aelredo di Rievaulx, monaco cistercense del XII secolo, che la definisce come profonda condivisione di valori e grande unione di spiriti.
Non è un mondo perfetto, il male esiste eccome, eppure Thomas e i suoi non ne sono scandalizzati, ma reagiscono al male con il bene.
A riprova di quanto la produzione ci creda, in questo reboot c’è l’investimento in un cast stellare e in una location da sogno. Sono numerosi i cameo, quello di Jordana Brewster, Sung Kang (Han Lue di Fast & Furious), Carl Weathers (l’indimenticabile Apollo Creed), e di Justin Lin per la regia dell’episodio pilota.
Non siamo di fronte a una di quelle serie sofisticate amate dalla critica, eppure l’intrattenimento, un intrattenimento sano, è garantito, cosa non scontata.
Maximiliano Cattaneo
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