Kevin, appassionato skater, è cresciuto in uno dei quartieri più poveri del Cile, in un contesto dalle scarse opportunità, dove l’esistenza si presenta come una combinazione di stenti e privazioni e dove persino lo studio ha un costo ad appannaggio di pochi privilegiati. Questo scenario arido lo spinge verso un’ossessiva ricerca di fama e ricchezza in grado di risollevare la sua famiglia e i suoi più cari amici da uno status di precarietà. Un’esigenza di riscatto e riconoscimento alimentato anche dall’incontro con la ricca e bella Génesis, coetanea con la quale Kevin sogna di costruire un progetto di vita. Sono queste le ragioni che lo muovono verso la folle impresa di mettere a segno un colpo milionario con un’insolita banda di scapestrati: l’amico d’infanzia Panda, i criminali Pantera e Mistica, e la stessa Génesis. Il piano, sottratto per caso a una pericolosa famiglia di gangster locali, noti come i “Macellai”, è dettagliato, facilmente attuabile e li trasformerà nei fuggitivi più ricercati di sempre… Non solo dalle forze dell’ordine, ma anche dal gruppo di malavitosi. Ispirata a fatti realmente accaduti che risalgono al 2014, ma volutamente distorti “per comodità” ed esigenze narrative – come ben dichiarato all’inizio di ogni puntata – Baby Bandito è una serie di 8 episodi prodotta da Netflix dove tra violazioni delle regole, persecuzioni, estreme violenze, amicizia e tradimenti, si mostrano le conseguenze che la rapina ha su tutti i protagonisti e in particolar modo su Kevin e Génesis. Adolescenti in fuga in Europa, i due commettono alcuni fatali errori il cui peso inciderà sul percorso di tutti gli altri: ammaliati dal denaro, cercano una vita fuori dall’ordinario ma ne condividono ogni singolo dettaglio sui social; sedotti dall’egoismo non si preoccupano delle brutali ritorsioni di cui saranno vittime i loro amici, primo facile bersaglio dei “macellai” pronti a tutto pur di recuperare il bottino; totalmente presi dall’invidiabile status quo, diventano schiavi di una continua ricerca di un riconoscimento effimero quanto illusorio. Attraverso una sagace combinazione dei toni del thriller con il melodramma e l’azione, la serie idealizza un’esistenza che è figlia del crimine, suscitando una riflessione su come e quanto i soldi possano cambiare le persone e il loro mondo.
Cresciuto in un contesto desolante, in una famiglia amorevole ma disfunzionale, con un padre in carcere e una madre sommersa dai debiti, Kevin ritiene di poter cambiare il suo destino e quello dei suoi cari solo attraverso i soldi. Il suo sguardo sul mondo è quello di adolescente in bilico tra due poli: da un lato la miseria e la mancanza di qualsiasi opportunità, dall’altro la criminalità e il rischio di finire in carcere. Nella sua visione della realtà, correre il rischio rappresenta la sola chance per afferrare quel cambiamento in grado di assecondare tutti i suoi desideri: permettersi la ragazza dei suoi sogni, visitare le più belle città europee, soggiornare in lussuosi hotel a 5 stelle, frequentare locali notturni e feste esclusive. Ma a quale costo? Cosa scatta nella testa di un ragazzino che si ritrova tra le mani una tale ricchezza? Come fare per non lasciarsi travolgere?
Mostrando la rapina, la fuga e le nuove adrenaliniche esistenze dei due adolescenti, Baby Bandito pone al centro del racconto questi interrogativi, allarga poi il raggio della riflessione a una sottile critica sui social media, dove la smania di successo e la ricerca di affermazione e riconoscimento si contano attraverso il numero dei like e dei follower, e chiude frettolosamente il quadro attraverso la rapida quanto scontata conclusione che senza fama non c’è gloria. Ma quale gloria è davvero importante? Quella di essere noi stessi, di essere riconosciuti per quello che facciamo, di essere liberi e felici? Che senso ha ottenere la gloria se poi si è perso tutto il resto?
La serie racconta tutto ciò attraverso la fotografia, il montaggio e lo sguardo del protagonista, opponendo i desolanti, precari quartieri cileni alle vive, colorate vie della sfrenata e lussuosa Roma. La narrazione ha facile presa su un pubblico giovane, affascinato da un protagonista gentile, ma il racconto è sbilanciato, vira dai toni più leggeri e distesi della prima parte a quelli più drammatici, eccessivamente violenti della seconda, dove il ruolo e le azioni della famiglia dei “Macellai” si fanno più centrali e dove si accentua il lato più cruento e sadico della vicenda. Anche lo sviluppo narrativo dei personaggi appare segnato da un evidente disequilibrio, con una maggiore concentrazione sulla relazione di Kevin e Génesis. Tutti gli altri personaggi vivono in balìa di legami familiari complessi, gli adulti sono assenti, le amicizie conflittuali, le gelosie evidenti, i desideri di vendetta centrali e le relazioni morbose, come quella tra il figlio omosessuale del boss e il fedele sicario, sposato peraltro con sua sorella. Ma nulla di tutto ciò aggiunge reale spessore al racconto. Persino l’invidiabile condizione da sogno di Kevin e Génesis si sgretola alle prima avvisaglie di pericolo e difficoltà, lasciando emergere le contraddizioni della loro relazione. Seppur interessante, Baby Bandito resta una storia dalle potenzialità inesplorate là dove gli autori scelgono di intrattenere attraverso un racconto eccessivamente violento, senza approfondire davvero la questione morale dietro la scelta di Kevin e banalizzando le conclusioni secondo cui la vera felicità non risiede nei soldi, ma in tutto ciò che non può essere comprato, come l’affetto sincero, i sentimenti e le emozioni vere.
Marianna Ninni